Il casting per il governo francese subisce una battuta d'arresto. In nome della «moralizzazione della vita pubblica» Emmanuel Macron si prende 24 ore per passare ai raggi X i papabili 15 membri dell'esecutivo: un «inedito» nella storia della V Repubblica basato sul superamento della divisione destra-sinistra. Non facile la quadra per un presidente che ha nominato sua sponte un primo ministro di destra senza le pressioni di una maggioranza eletta.
Il premier Philippe vuole una sua équipe, e l'equilibrio deve anche rispettare la parità uomo-donna. Una ventina di deputati repubblicani hanno firmato una lettera di adesione alle trattative con En Marche per una comune base programmatica. Tra i papabili di destra Bruno Le Maire, favorito per gli Esteri insieme a Jean-Pierre Raffarain, e Nathalie Kosciusko-Morizet, ecologista e chiracchiana. «Non sono macronista, ma voglio essere costruttiva». In pista anche il juppeista Benoist Apparu, Franck Riester (quota Le Maire) e Arnaud Robinet pronto alla Sanità. Esclusi i sarkozisti.
Nulla filtra dal quartier generale di Rue de l'Abbé Groult. Il culto della riservatezza pervade En Marche. L'unico autorizzato a parlare è il segretario generale dell'Eliseo, Alexis Kohler, 44 anni. Dieci secondi di dichiarazione con cui si fatto conoscere alla Francia annunciando lunedì il nome del premier. È «il fedelissimo» di Macron, al punto da essersi già meritato il soprannome di primo ministro «bis». Direttore finanziario di Msc crociere, ha lavorato a distanza al programma di Macron scambiandosi con lui email e messaggi WhatsApp. Già direttore al Tesoro e al Fmi, era con Macron al ministero dell'Economia come capo di gabinetto.
Bocca cucita fino alle 15 di oggi. Filtrano nomi dalla gauche: il ministro della Difesa uscente Jean-Yves Le Drian potrebbe conservare il posto. I deputati Ps Richard Ferrand, già segretario generale della République En Marche, e Christophe Castaner, oltre al sindaco di Lione Gérard Collomb, potrebbero avere l'Interno e altri dicasteri chiave. Il centrista François Bayrou sarà quasi certamente nell'esecutivo. Pare aver rifiutato la Giustizia: vuole gli Esteri. Tra i MoDem si fa anche il nome di Marielle de Sarnez, braccio destro di Bayrou, e dell'eurodeputata Sylvie Goulard.
Macron ha chiesto alla direzione generale delle Finanze pubbliche e all'Alta Autorità per la trasparenza (Hatvp) verifiche sul «terzo» di quote da attribuire alla società civile: raggi X per prevenire conflitti d'interessi ed evitare d'inciampare su un Cauhzac bis, il ministro di Hollande condannato a 3 anni per frode fiscale. O il caso del sottosegretario accusato di evasione che si dimise dopo 9 giorni.
Nicolas Hulot, «pulito» potrebbe guidare l'Ecologia. Lo scrittore Erik Orsenna, che festeggiava con Macron alla Rotonde, la Cultura. Thierry Breton, Pdg ed ex ministro a Bercy con Chirac, pare una garanzia per l'Economia. La presidente della Fnsea, Christiane Lambert, sembra perfetta per l'Agricoltura. La presidente dell'Istituto nazionale della ricerca, Marion Guillou, e Laurent Bigorgne, capo dell'Istituto Montaigne, per l'Educazione. L'ex segretario della Cfdt Nicole Notat punta a un grande dicastero del Lavoro. Ma su quel posto c'è anche il nome dell'ex ministra chiracchiana passata dalle società di trasporti Ratp e Sncf Anne-Marie Idrac.
Dicasteri minori per Astrid Panosyan: già alla testa di Unibail-Rodamco, potrebbe avere lo Sport. In lizza anche la startupper Axelle Tessandier, la produttrice cinematografica Frédérique Dumas e Amélie Castera-Oudéa (Gruppo Axa).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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