Altro che l'Atlantico. Le onde lunghe di Biarritz son nulla rispetto ai marosi pronti ad abbattersi sul G7 che s'aprirà sabato prossimo nel paradiso francese del golf e del surf. Il primo a saperlo è Emmanuel Macron. E così il fantasma della Brexit, lo spettro della recessione tedesca e le minacce di Donald Trump all'Europa spingono il presidente francese ad allargare gli orizzonti. La prima mossa è l'apertura a Vladimir Putin arrivato a fargli visita ieri a Fort de Bregancon, la residenza estiva nel sud della Francia dove il presidente prepara il G7.
Un invito paradossale visto che Putin venne escluso dal G8 subito dopo la crisi Ucraina del 2014. Ma erano altri tempi. Allora un'Angela Merkel, sostenuta e incoraggiata da Barack Obama, poteva illudersi di fronteggiare la Russia. Oggi l'Europa, e la Francia, devono fare i conti con un Boris Johnson pronto ad abbandonare l'Unione Europea anche senza un intesa. E sembrano preoccuparsene molto di più di un premier inglese forte dell'appoggio di Donald Trump. A rendere ancor più inquieti Macron e gli altri europei s'aggiunge la paura di una recessione tedesca che una tremante Angela Merkel sembra plasticamente interpretare. E allora Macron anticipa tutti e, concretizzando un discorso di qualche mese fa, ricorda agli ospiti in arrivo a Biarritz che «l'Europa deve dialogare con la Russia». Dialogare innanzitutto per mettere fine a quel conflitto del Donbass che il nuovo presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy vorrebbe traghettare verso conclusioni negoziate. Una proposta che Macron s'offre di realizzare già nelle prossime settimane convocando il «format Normandia» , il format negoziale a cui partecipano Russia, Ucraina, Francia e Germania. Dietro l'entusiasmo di Macron si cela il sogno di passare alla storia come il negoziatore capace di mettere fine alla crisi ucraina e ad una guerra costata 14mila vite.
Le sue ambizioni devono però misurarsi con l'imperturbabilità di un Putin che si limita a salutare con «ottimismo prudente» le aperture di Kiev.
Tra le righe dell'incontro di Fort de Bregancon si cela, ovviamente, il tentativo di raggiungere un'intesa per la gestione del comune alleato Haftar e garantire alla Francia una soluzione dell'impasse libico.Magari a spese di un'Italia isolata e politicamente paralizzata.
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