Il terzo kamikaze del Bataclan? Reduce della Siria e noto agli 007

La madre avvisata con un sms: "Tuo figlio è uno dei martiri di Parigi"

Il terzo kamikaze del Bataclan? Reduce della Siria e noto agli 007

Del corpo era rimasto poco o nulla. Si era fatto esplodere al Bataclan: 90 morti nel solo club parigino la sera del 13 novembre. Ora il terzo terrorista del commando ha un volto e un nome, Foued Mohamed Aggad. C'è il sollievo di averlo identificato, con la speranza di ricostruire una filiera jihadista libera di fare andata e ritorno Francia-Siria senza problemi. Ma i media tornano a interrogarsi sull'efficacia dell'intelligence transalpina. Aggad era infatti già noto ai Servizi.Due anni fa era partito per la Siria con il fratello venticinquenne Karim e altri otto connazionali francesi. Giovani tra i 23 e i 26 anni, secondo Le Parisien, cresciuti nel quartiere della Meinau, a 3 di chilometri dal centro di Strasburgo. Al rientro dall'addestramento nelle terre dell'Isis quasi tutti sono stati fermati e interrogati. Aggad, nella primavera dell'anno scorso. Sorvegliati per un mese. Ma solo alcuni arrestati a maggio 2014: hanno raccontato di essere fuggiti dalla Siria dopo aver assistito a orrori indescrivibili.Il gruppo di Strasburgo aveva detto ai genitori che sarebbe stato a Dubai per una vacanza. Invece erano tutti in Siria. Due ci sono morti (i fratelli Mourad e Yassine Boudjellal). Aggad ci è rimasto più a lungo, per far ritorno in Francia come cellula dormiente, poi membro del commando jihadista del 13 novembre. Il fratello era ed è in carcere, Aggad era libero. Mai stato agli arresti. Si faceva sentire «tutti i giorni» dalla Siria, ha raccontato la madre, che ha messo la polizia sulle tracce di Aggad dopo aver ricevuto un sms dalla Siria che diceva: «Tuo figlio è morto da martire a Pargi». Ora il padre aggiunge con disprezzo: «Se avessi saputo, lo avrei ucciso prima». Intanto l'analisi dei cellulari dà una nuova pista all'inchiesta sul ricercato N.1 Salah Abdeslam, introvabile. Una delle menti degli attentati di Parigi.La sera del 13 avrebbe telefonato a un detenuto nel carcere di Namur, in Belgio. Anche lui originario di Molenbeek, il quartiere di Bruxelles dove Salah è cresciuto. Confondere le piste, l'obiettivo: la chiamata risulta infatti da una Sim comprata in un negozio del XVIII° Arrondissement di Parigi poco dopo le sparatorie nei bar e ristoranti. Era lucido e in grado di capire cosa gli sarebbe accaduto, dicono gli inquirenti risaliti alle persone contattate dal terrorista dalle celle telefoniche. Il detenuto di Namur non è schedato come persona radicalizzata. Sarebbe uno strumento di Salah per deviare le indagini. Era andato a trovarlo due volte in carcere prima degli attentati; l'ultima a ottobre. Intanto in Germania tre islamisti sono stati arrestati per aver pianificato «pesanti azioni violente contro lo Stato»: volevano colpire Berlino, scrive la Bild. A Wuppertal, la più grande città della regione Bergisches Land che rappresenta il centro economico e culturale della Renania, gruppi di salafiti in gilet con la sigla «polizia della sharia» non sono stati considerati punibili dal tribunale.

Lo scorso anno pattugliarono le strade della città ordinando l'osservanza del diritto islamico. Flop invece per il «manuale della laicità» distribuito ieri a Parigi tra i 52 mila dipendenti della Ville Lumière in occasione della prima Festa Nazionale della Laicità per contrastare comportamenti religiosi radicali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica