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La madre che scrive ai sindaci: aiutate i disabili, non solo i gay

Chi ha un figlio autistico non ha diritto al posteggio invalidi, che è indispensabile E lei chiede a chi ha sfidato la legge per le nozze omo di avere altrettanto coraggio

La madre che scrive ai sindaci: aiutate i disabili, non solo i gay

Isabelle Tissot Ricotta, residente a Trieste, madre di un ragazzo di 19 anni autistico e sordomuto invalido al 100%, protesta per l'impossibilità di ottenere il Contrassegno invalidi, che invece viene concesso sia ai disabili fisici o a chi è colpito da sciatica. Ha scritto anche al sindaco di Roma, chiedendogli di sfidare una «legge che c'è» ma è iniqua, dopo aver avuto il coraggio di sfidare «quella che non c'è» (sulle nozze gay). Ma finora Ignazio Marino non ha risposto. Ora lo stesso appello lo rivolge al premier Matteo Renzi

Sono la madre di un ragazzo di 19 anni, autistico, sordomuto, invalido al 100 per cento, incapace di compiere gli atti quotidiani della vita, eccetera, eccetera. Vivo a Trieste. Da tre anni sto combattendo una particolare battaglia: l'ottenimento del Contrassegno Invalidi. In effetti ai Sordomuti e agli Autistici non spetta il Contrassegno, mentre spetta, oltre che ai disabili fisici, anche a chi ad esempio abbia una «sciatica». I funzionari rispondono sempre «in relazione ad una norma del Nuovo Codice della Strada, DPR 495/1992».

Nella mia ormai lunga battaglia, che non considero personale, ma di principio per l'intera collettività, la settimana scorsa ho inviato una lettera persino al sindaco di Roma, Ignazio Marino. Gli riconoscevo di aver recentemente dato prova di possedere un «grande senso civico» sfidando il ministero dell'Interno nel trascrivere i matrimoni di coppie omosessuali. Precisavo però che se qualcuno difende un ideale fino al punto di sfidare una «legge che non c'è», questo qualcuno dovrebbe poi essere pronto a compiere un atto altrettanto coraggioso sfidando una «legge che c'è», ma è iniqua: dunque, gli chiedevo di concedere a tutti gli autistici e o sordomuti residenti nel suo comune il Contrassegno Invalidi. Così facendo, gli dicevo, non farebbe passare il messaggio che i disabili sono individui inferiori o portatori di minori diritti rispetto alle coppie omosessuali.

Tempo fa, il giornalista Gianluca Nicoletti, autore del libro Una notte ho sognato che parlavi , in cui racconta la sua vita con il figlio autistico, ha ammesso candidamente di aver ottenuto il Contrassegno Invalidi dal comune di Roma ricorrendo a pressioni politiche. Io e mio marito cerchiamo di fare una cosa diversa: pretendiamo che sia lo Stato a riconoscerci questo sacrosanto diritto. Così ha giustamente spiegato Nicoletti, rispondendo alla domanda di una signora che chiedeva perché mai un autistico in grado di camminare abbia il famigerato Contrassegno: «Questo clima di sospetto verso le disabilità che non hanno un'evidenza immediata è un effetto collaterale della martellante campagna mediatica sui cosiddetti “falsi invalidi”. Ma in realtà un autistico adulto è come una bomba sempre sul punto di poter esplodere, molto spesso ha una massa fisica che ne rende difficilissima la gestione nel caso di crisi, vale a dire quando si pianta in mezzo alla strada e non si muove più, comincia a dare schiaffi, pugni, graffi a chi lo stia accompagnando, entra in comportamenti-problema che potrebbero sfociare in atti auto ed etero lesionisti. Ancora di più potrebbe avere una crisi epilettica e in quel caso la vicenda si farebbe ancora più complicata, soprattutto per strada. Per un autistico anche il solo aspettare a un semaforo, fare un percorso piuttosto che un altro, passare per una strada particolarmente rumorosa potrebbe essere motivo dello scatenarsi di uno di questi problemi».

È ben triste dover dare queste spiegazioni. Ma io non ho intenzione di rassegnarmi. Con mio marito stiamo salendo ogni scalino di questa lunga scala, dal nostro comune di Trieste, alla prefettura, al ministero degli Interni, al presidente della Repubblica. Chiedo solo un intervento di equità, perché se una legge è vaga o incompleta, deve esserci il modo per renderla più giusta. A tale proposito c'è già il caso della regione Toscana, che nel 2012 ha approvato una delibera per superare le ambiguità della normativa nazionale, allargando il concetto di handicap. Perché deve essere così impossibile estendere questa scelta della Toscana a tutta l'Italia?

Soltanto ieri io e mio marito abbiamo trattenuto a stento nostro figlio, che per attraversare la strada davanti a casa nostra ha rischiato di essere investito, quando il posteggio disabili è proprio davanti al nostro portone. Però a noi è negato. Dobbiamo parcheggiare dove capita e affrontare tutti i rischi del caso. Ergo, siamo presuntivamente autorizzati a farci investire. Prima o poi questo succederà, avendo il nostro ragazzo 19 anni ed trovandosi ormai nel pieno delle proprie forze fisiche.

Non voglio diventare patetica, ma davvero noi dovremmo ricevere tutti indistintamente un riconoscimento da parte della Repubblica Italiana, e sapete perchè? Per una questione molto terrena. Con 499 euro che rappresentano l'Indennità di Accompagnamento, teniamo in casa i nostri figli anziché bussare alle porte delle strutture pubbliche, dove i costi sono esorbitanti per la collettività. Ci facciamo picchiare, a volte anche massacrare (mio marito ha 67 cicatrici addosso e decine di ricoveri al Pronto soccorso). Perché facciamo questo? Perché semplicemente sono i nostri figli. E li amiamo.

A questo punto, provo a rivolgermi pure a Matteo Renzi. presidente, riconosca agli autistici e ai sordomuti un loro sacrosanto diritto. Rilasci anche a loro il benedetto Contrassegno invalidi. Non mi sembra di chiedere l'impossibile: per gli altri è una stupidaggine, per noi un essenziale strumento di assistenza quotidiana.

Anche così si può fare dell'Italia un paese più giusto e più umano, se davvero è questo che lei sogna.

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