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Magalli sta con Salvini: "Protezionista, non razzista". E difende la sovranità nazionale

Giancarlo Magalli alla manifestazione di Gianni Alemanno: "Salvini è protezionista, non razzista". E difende il sovranismo: "Basta chiamarlo sovranità nazionale e diventa un'idea bella"

Magalli sta con Salvini: "Protezionista, non razzista". E difende la sovranità nazionale

"Matteo Salvini razzista? Direi che è un protezionista". Intervistato a Cantiere Italia, l'assemblea organizzata dal Movimento nazionale per la sovranità di Gianni Alemanno, Giancarlo Magalli si schiera dalla parte del ministro dell'Interno.

"Più che odiare gli stranieri preferirebbe che non venissero", dice, "Non li odia in quanto stranieri, ma non vuole che vengano perché sono persone che spesso portano delinquenza, portano disordine... Però il fatto che ogni volta ne dice una la dice più grossa di quella prima e ogni volta aumenta i voti vuol dire che forse non parla proprio nel vuoto... Forse esprime cose che la gente almeno in parte condivide, no?".

Il popolare conduttore ha parlato anche del sovranismo e in particolare di "questa desinenza brutta" che gli dà una connotazione negativa: "Tutto quello che finisce in ismo - dal nazismo, al marxismo, al leninismo, al socialismo, al razzismo - sembra sempre una cosa brutta", dice, "E a me non sembra una cosa brutta. Forse se si chiamasse sovranità nazionale sarebbe più eroico come termine. È la stessa cosa, però suona meglio. Invece quando uno dice 'il sovranismo...' sembra sempre si parli di massoneria, di una cosa segreta. In realtà si fonda sull'amore e il rispetto della propria identità nazionale, sul fatto che non sta scritto da nessuna parte che la sovranità di un popolo debba essere esecitata da un altro popolo".

E mentre dalla platea arrivavano applausi e qualche "bravo", Magalli ha continuato, parlando in particolare dell'Unione europea: "O da un assieme di popoli addirittura. Che non ci riguardano, che non ci conoscono". "Per carità", ha spiegato, "Gli accordi commerciali sono i benvenuti: la Comunità europea è nata nel '57 e ha fatto tante cose buone.

Ma un conto è mettersi seduti a un tavolo e dire 'come la facciamo l'economia? Come sviluppiamo l'agricoltura?', un conto è che si siedono al tavolo in tre e dicono a tutti gli altri come devono fare le cose. Questo non lo ritengo molto giusto".

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