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Maggioranza islamica e crollo dei pellegrini: a Betlemme scompare la comunità cristiana

La città natale di Gesù è molto cambiata da quando l'Autorità palestinese ha preso il controllo. La convivenza con i musulmani non è armoniosa e chi crede in Cristo preferisce andarsene via

Maggioranza islamica e crollo dei pellegrini: a Betlemme scompare la comunità cristiana
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A differenza di quella notte di oltre 2000 anni fa, oggi a Betlemme ci sono fin troppi posti dove poter dormire. Dopo il 7 ottobre 2023, infatti, hotel e strutture d'accoglienza locali sono in ginocchio per la lunga assenza dei pellegrini. Un duro colpo che sta accelerando ulteriormente l'esodo dei cristiani betlemiti.

Per non andare troppo lontano col tempo basta riprendere i dati del censimento israeliano del 1967 per rendersi conto del fenomeno: all'epoca la comunità cristiana rappresentava il 46% della popolazione cittadina mentre oggi, stando al censimento del 2017, è scesa al 10%. È molto probabile che nel giro di questi otto anni, complici le tensioni degli ultimi due anni, la situazione sia peggiorata e di molto. Un religioso locale, infatti, ci confida di essere a conoscenza di almeno 30 famiglie cristiane emigrate nell'ultimo anno. Per i cristiani betlemiti è più facile emigrare perché tutti hanno parenti che si sono già trasferiti altrove negli ultimi decenni. Ci si trasferisce soprattutto negli Stati Uniti, in Australia e in America Latina dove si trovano più cristiani nativi di Betlemme di quanti ce ne siano oggi a Betlemme stessa.

Le statistiche demografiche mostrano come la comunità cristiana della città natale di Gesù abbia conosciuto una certa stabilità per circa 30 anni dal momento che, dal 46% del 1967, continuava a rappresentare il 40% della popolazione cittadina nel 1997. Nel frattempo, alla vigilia di Natale del 1995, la città è passata sotto il controllo dell'Autorità palestinese dopo quasi un trentennio di controllo militare israeliano. All'epoca Yasser Arafat si presentò alla messa di mezzanotte nella Basilica della Natività e fece approvare una legge in base alla quale il sindaco di Betlemme avrebbe dovuto essere sempre un cristiano. "Un contentino", lo definisce al nostro giornale un religioso del posto che chiede di mantenere l'anonimato. "Mentre faceva questa concessione - ci spiega - allo stesso tempo iniziò a favorire in città l'immigrazione di musulmani dai paesini vicini". Anche oggi il sindaco, Maher Nicola Canawati, è un cristiano ma il peso elettorale della maggioranza islamica si fa sentire e siamo ben lontani dai tempi del suo storico predecessore Elias Frej che rivendicava la sua indipendenza e riceveva minacce di morte da parte degli estremisti islamici con l'accusa di collaborazionismo.

Oggi la situazione è ben più tesa e nell'ottobre 2022 era bastata la diffusione sui social della fotografia di una stella di David allestita da un gruppo di pellegrini nella sala conferenze di un hotel di Betlemme per provocare le proteste dei partiti politici di matrice islamica contro il proprietario cristiano. La struttura era stata anche oggetto di una sparatoria da parte di uomini armati mai identificati. La convivenza con l'ormai maggioranza islamica non è armoniosa come spesso tende ad essere dipinta e la presenza di un sindaco cristiano non è bastata lo scorso anno ad accogliere l'appello del cardinale patriarca Pierbattista Pizzaballa che aveva chiesto di celebrare il Natale anche con i segni esteriori della festa, nonostante la guerra.

Le decorazioni natalizie, bandite negli ultimi due anni, sono tornate quest'anno insieme a pochissimi gruppi di pellegrini, soprattutto lavoratori filippini e indiani di Tel Aviv. La sopravvivenza della storica comunità cristiana nel luogo di nascita di Gesù, impegnata soprattutto nell'accoglienza e nell'artigianato, dipende proprio dalla ripresa dei pellegrinaggi. Don Giovanni Biallo, assistente spirituale dell'Opera Romana Pellegrinaggi, si trova in questo momento a Betlemme per accompagnare il primo gruppo di pellegrini partito dall'Italia.

Spiega il sacerdote: "I cristiani che incontriamo ci dicono che finora hanno stretto i denti, ma non vedono prospettive per il futuro". Tra i tanti incontri lo ha colpito quello con un cristiano 24enne laureato in informatica: "Mi ha detto: "padre, tutti i cristiani del mondo vogliono venire qui e io che ci sono nato sarò costretto ad andarmene".

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