Il Movimento 5 stelle dice di voler seguire il metodo tedesco, di ispirarsi al contratto proposto da Angela Merkel all Spd per la formazione del governo. Vorrebbe fare lo stesso con la Lega o con il Pd. Non una grande coalizione, quindi, ma un'alleanza a due. Dice di dialogare senza pregiudizi, ma non vuole che Forza Italia sia tra gli interlocutori e prepara una ricetta economica alla venezuelana partendo dall'abolizione dell'articolo 18, che non può certo piacere a tutto il Partito democratico.
Le prime consultazioni di Luigi Di Maio sono andate secondo il copione annunciato all'inizio della settimana. Il leader dei pentastellati è salito al Quirinale nel primo pomeriggio ed è uscito spiegando che il movimento intende proporre un'alleanza alla Lega, escludendo Forza Italia, ma anche al Partito democratico. «Abbiamo interloquito con tutti e non abbiamo posto veti a nessuno», ha assicurato.
Poi però ha giustificato l'esclusione di Forza Italia. «Non vogliamo spaccare, come qualcuno ha detto, per strategia la coalizione di centrodestra. Io non riconosco una coalizione di centrodestra». Questo sulla base del fatto che i tre partiti, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia si sono presentati separati con tre candidati leader e poi sono andati divisi alle consultazioni. Poi «alcune di queste forze politiche della coalizione di centrodestra hanno idee totalmente diverse, ad esempio sul Movimento 5 stelle ed è per questo che ci rivolgiamo a una delle forze politiche del centrodestra». La Lega. Niente di personale, quindi. Sarebbe colpa dei giudizi di Silvio Berlusconi sui pentastellati.
Ragionamento simile per il Pd. Anche in questo caso Di Maio assicura: «Non voglio spaccarlo». Io, ha assicurato, «non ho mai chiesto una scissione interna e se mi rivolgo al Pd mi rivolgo al partito nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute e di posizioni non immaginiamo alcun tipo di interferenza. Non ci permetteremmo mai di interferire con le loro dinamiche interne».
Ma l'incompatibilità del M5S con il Pd e in particolare con l'ex leader del partito Matteo Renzi si capisce dalle posizioni che stanno emergendo nel movimento su temi chiave. Come quello del lavoro. Pasquale Tridico, ministro del Welfare in pectore dei pentastellati, ha ammesso che sta pensando di «reintrodurre l'articolo 18. La flessibilità non ha aiutato l'occupazione e nemmeno la produttività. I diritti sono importanti per ridare dignità, non per creare lavoro».
In sostanza si chiede di smantellare il Jobs Act varato dal governo Renzi. Difficile cercare un'intesa con un Pd più che riluttante chiedendogli di cancellare il fiore all'occhiello delle sue politiche. Un modo per allontanare i democratici senza prendersene la responsabilità, lasciando spazio all'unica alleanza possibile in questa fase delle trattative. Quella con la Lega di Matteo Salvini. Quindi, sguardo rivolto a destra, ma con un programma molto di sinistra sui tempi economici.
La conferma che il M5s guardi soprattutto alla Lega arriva anche dalla precisazione - forse la vera novità di ieri - che il M5S cerca un'alleanza con Lega o Pd, ma non con entrambi. Niente grandi coalizioni o governi di scopo. I potenziali contraenti del patto proposto dal movimento di Beppe Grillo sono chiari. «O con la Lega, quindi un contratto di governo tra M5s e Lega, o fra M5s e Pd.
Questi sono i nostri due interlocutori ma è chiaro che sono alternativi», specifica. Assicura, Di Maio. In attesa di capire «con quale forza politica ci sia più convergenza sui temi, la più affine sui temi». I primi incontri in tempi brevi, in una sede istituzionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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