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Di Maio fa il lobbista ma sogna Bruxelles

Incontri e cene negli Stati Uniti. In ballo una consulenza da 200mila euro

Di Maio fa il lobbista ma sogna Bruxelles

Uno, nessuno e centomila. L'ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio in questi giorni è negli Stati Uniti. In agenda ci sono alcune cene e un incontro a Washington con Mike Pompeo. In che veste? Ah, saperlo. Chi è stato di recente a un incontro non ufficiale a New York con lui e una decina di altri investitori ci confida off the record che Giggino era assieme a un consulente di Leonardo Enterprises, l'ex società pubblica che avrebbe in serbo per lui una consulenza da 200mila euro non ancora formalizzata, a quanto risulta al Giornale. La cena tra diplomazia pubblica e promozione di soft power sarebbe stata organizzata da un suo ex compagno di scuola, che oggi lavora per una importante società di navigazione. La portata principale? Il prestigioso progetto Usa-Ue Tic, acronimo di Transatlantic Investment committee, nato nel settembre 2021 e benedetto dalla Farnesina anche per sostenere la candidatura di Roma a Expo 2030.

L'ambizioso obiettivo - che si muove in parallelo con l'Italian innovation and culture hub di San Francisco - è collegare investitori privati e piccole start up italiane su progetti già parzialmente avviati nei settori Biomeccanica, Aereospazio, Microelettronica, Cybersecurity e Software, facilitare il processo di compliance, evitare pratiche distorsive, armonizzare norme italiane e diritto internazionale. Come? Pescando human capital nelle migliori università (c'è la Luiss, che fa parte integrante del Tic con il Chapter di Washington, ma anche atenei statunitensi e canadesi) e favorendo così l'emersione di eccellenze industriali e di ricerca a caccia di controparti Usa. La cena con Pompeo avrebbe lo stesso menù: aiutare la causa del Tic facendo leva sugli accordi già discussi a Philadelphia e sui protocolli con la Conferenza delle Regioni e il Parlamento europeo, firmati e benedetti anche dall'ex premier Mario Draghi. Servono 3 miliardi: un miliardo arriva dai fondi Ue, per gli altri 2 miliardi servono private investors disposti a usare formule classiche di investimento misto «tu metti due, la Ue ne mette uno» come incentivo per minimizzare il rischio.

L'idea di riciclarsi come lobbista non è nuova, se non fosse che Di Maio nel corso della cena avrebbe confermato di aver ricevuto la promessa di una candidatura al Parlamento europeo. Difficile conciliare questi due ruoli, basta vedere cosa è successo con il Qatargate. «L'obiettivo di Tic è alquanto arduo ed utopistico, malgrado la passione dimostrata da Di Maio - ci dice off the record chi era alla cena - non mi sembra che siamo a un livello di sviluppo tale da poter pensare che si possa avviare in pochi mesi». A cena si è parlato anche della nuova splendida casa dell'ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, voluta da Di Maio e pagata 26 milioni di dollari: la Carnegie Hill al 15 East, 90th Street, trattata tra il Ringraziamento e fine anno con Roger Levin, che l'aveva rilevata (e ristrutturata) a gennaio 2020 per 14,3 milioni. L'Italia ne ha già una di proprietà, oggi in ristrutturazione «mentre i diplomatici italiani negli Usa viaggiano in ordine sparso», ci dice con amarezza la fonte.

Ieri Di Maio era anche tra i 150 invitati a cena alla nostra ambasciata a Washington. Ufficiosamente la sua veste è quella di Alto rappresentante per l'Unione europea in Medio Oriente, delicatissimo ruolo per cui però è ancora candidato in pectore. Da nessuno a uno e trino: lobbista, parlamentare europeo e pure diplomatico Ue. Sono lontani i tempi in cui Di Maio era «l'uomo di Pechino in Italia», come riportò un documento ufficiale sulla Cina del Congresso Usa datato dicembre 2020 e pubblicato in esclusiva dal Giornale. Certo, il suo acrobatico curriculum in fatto di lealtà politica rende la sua professione di fede atlantica poco credibile.

Diamogli tempo: non ha ancora deciso cosa fare da grande.

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