Di Maio ora alza il tiro: "Via i ministri della Lega" E insulta Salvini: "Dudù"

Il ministro Di Maio nella riunione con i parlamentari dei Cinque Stelle mette nel mirino il titolare del Viminale. La resa dei conti è iniziata

Di Maio ora alza il tiro: "Via i ministri della Lega" E insulta Salvini: "Dudù"

La resa dei conti è iniziata. Da un lato i Cinque Stelle, dall'altro la Lega, in mezzo la sfiducia su Conte. L'assemblea dei capigruppo di questo pomeriggio deciderà il futuro del governo e del premier fissando la data per il voto di sfiducia. E così questa mattina a Roma i gruppi parlamentari serrano i ranghi per definire la strategia da attuare nella capigruppo. La data per la sfiducia non è un dettaglio. Salvini vuole che si voti il prima possibile per poi andare la voto. I grillini invece potrebbero provare a ritardare il voto per evitare in tempi brevi una nuova tornata elettorale. E così nell'assemblea dei parlamentari 5 Stelle la tensione inizia a salire. Di Maio, secondo quanto riportato dall'Adnkronos, avrebbe attaccato ripetutamente Salvini: "Buon ritorno ad Arcore, dudù", avrebbe detto il vicepremier. Parole che pesano e che testimoniano quanto sia ormai esplosiva la situazione nella maggioranza: si passa direttamente agli insulti. "Salvini non ha tradito il Movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi", ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico. Poi arriva l'affondo. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle chiede le dimissioni dei ministri del Carroccio ribadendo la fedeltà del Movimento al premier Giuseppe Conte: "I ministri della Lega dovrebbero votare contro se stessi. Salvini non ha tradito il movimento o Conte, ma milioni di italiani a cui per 14 mesi aveva detto che non guardava i sondaggi. Ha tradito il contratto di governo per i suoi interessi".

Poi Mattarella diventa ad un tratto il faro da seguire. Dopo averlo insultato pesantemente nei giorni dell'insediamento di Conte a palazzo Chigi, ora Di Maio si affida proprio al Capo dello Stato: "Mattarella è l'unico che decide quando e se andare a votare - continua il ministro del Lavoro - Già è surreale che ci debba essere crisi a Ferragosto, sui cittadini non si può scaricare la preoccupazione per una crisi che colpirà misure importanti". Insomma il redde rationem tra i due ex alleati di governo è alle porte.

Da un lato le urne, dall'altro un governo da incuicio Pd-5 Stelle: ecco il bivio più grande per il Colle. Da qui passa il futuro della legislatura. Salvini intanto risponde alle stoccate di Di Maio dalla Sicilia: "Come mi sembrano lontane queste polemiche da qui. In questa mattinata. Non mi interessa..."

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