Di Maio vede Sala a Milano. Prime prove di campo largo

L'ex 5 Stelle apre il cantiere del "partito dei sindaci". "Come i Verdi tedeschi". Senza proporzionale sarà flop

Di Maio vede Sala a Milano. Prime prove di campo largo

Un'ora di colloquio per fissare la road map al cantiere del futuro partito dei sindaci. L'operazione Di Maio-Sala scatta pochi minuti prima delle 10 di ieri, nel quartiere Brera di Milano.

In una giornata calda per le sorti dell'esecutivo (ieri c'è stato il tanto atteso incontro tra Conte e Draghi), il ministro degli Esteri imprime un'accelerazione al suo progetto politico. Di Maio fa visita al sindaco di Milano Beppe Sala nel suo appartamento. Ufficialmente, si tratta di un incontro istituzionale. «Abbiamo parlato del tribunale unico dei Brevetti di cui Milano vorrebbe ospitare la terza sede del Tub oltre ad Amsterdam e Parigi», dirà Sala al termine della colazione. Un bluff. La verità è che bisogna correre sul nuovo partito. «La legislatura balla, si potrebbe scivolare verso il voto da un momento all'altro. Dobbiamo farci trovare pronti», riferisce Di Maio ai suoi al termine dell'incontro con Sala. Un faccia a faccia che il ministro degli Esteri definisce «molto positivo e che fa registrare la piena sintonia politica e programmatica tra i due leader». Sala e Di Maio fissano la prima pietra alla casa dei moderati.

Si guarda al modello dei Verdi in Germania. L'identikit del nuovo soggetto è delineato: un movimento green aperto ai sindaci dei tanti piccoli comuni italiani. Di Maio e Sala provano a ricostruire il campo largo che Letta e Conte hanno trasformato in un terreno minato. Lo schema è definito: Di Maio al sud, Sala al Nord. È una scommessa, riferiscono i due entourage. I detrattori ironizzano: «Senza il proporzionale, Sala e Di Maio faranno la fine della Lorenzin».

La svolta verde spingerebbe i dimaiani a virare anche in Europa nel gruppo Verdi-Ale. Ma il titolare della Farnesina insiste con i fedelissimi su un passaggio: in questa fase dobbiamo far partire l'onda di entusiasmo sui territori».

E dunque l'impegno con cui i due leader si sono salutati è quello di utilizzare i prossimi due mesi per una campagna di mobilitazione a tappeto sui territori. Di Maio è già all'opera: nel fine settimana scorsa ha incontrato nella sua Campania decine di sindaci. Stessa cosa farà il primo cittadino di Milano dal prossimo week-end. L'appuntamento è per fine settembre: il cantiere Sala-Di Maio aprirà ufficialmente i lavori in una convention programmatica. Altro tema affrontato nel corso del colloquio è la legge elettorale: Sala e Di Maio sono scettici sulle possibilità di una modifica alla legge elettorale. Nel caso in cui dovesse partire l'iter, Di Maio sarebbe favorevole a un modello che riporti in vita le preferenze.

Sulle alleanze c'è una metà campo ben definita: no alle destre e ai populisti. Chi saranno i compagni di viaggio di Sala e Di Maio? Mistero. Il leader di Azione Carlo Calenda si tira fuori: «Davvero mi sfugge come Beppe Sala possa anche solo pensare che un tandem con Di Maio porti qualche beneficio a lui o al Paese. Il centro come ricettacolo di ogni trasformismo non è un progetto politico ma un ufficio di collocamento. Di quelli gestiti dai navigator». Bruno Tabacci fa già parte del cantiere: «Di Maio e Sala hanno un rapporto consolidato da tempo, non mi sembra una cosa sorprendente». Discorso a parte per Matteo Renzi. Il principale finanziatore del progetto Sala-Di Maio è Gianfranco Librandi. Il parlamentare è un fedelissimo del leader di Italia Viva.

Di Maio e Renzi nello stesso partito? «Mai dire mai», assicurano fonti di Azione. Ed infine Mastella e Toti.

Il gruppo di Coraggio Italia presto potrebbe confluire nei gruppi parlamentari Ipf. Mastella frena e pensa a una trattativa personale su base locale per strappare un paio di collegi.

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