Cronache

Malak e la passione per il judo. La piccola Jannat morta sul colpo

I genitori hanno donato gli organi della grande. Per il Covid non erano tornati in Marocco in estate

Malak e la passione per il judo. La piccola Jannat morta sul colpo

Il viso incorniciato da lunghi capelli corvini, gli occhi dolci e la grinta di chi vuole conquistare il mondo. Questa era Malak Lassiri, 14 anni appena, che sognava di diventare una campionessa di judo, seguendo le orme della sorella più grande. Un progetto di vita ambizioso, nel quale Malak credeva fermamente e per questo si allenava con costanza e determinazione. Un sogno a portata di mano, spezzato da una tempesta di pioggia e di vento che l'ha uccisa, insieme alla sorellina più piccola, Jannat di tre anni.

Dormivano una accanto all'altra, a Marina di Massa, in Toscana, nel camping che i genitori avevano scelto per trascorrere qualche giorno di vacanza. È lì che un albero, sradicato dal vento che sfiorava i settanta chilometri orari, le ha uccise entrambe.

Malak, in un disperato tentativo di salvarla è stata portata in ospedale, ma per lei non c'è stato nulla da fare. Jannat, invece, è morta sul colpo, stava ancora dormendo. Chissà, forse sognava la festa di compleanno che avrebbe festeggiato tra qualche giorno. La mamma le aveva promesso una grande torta con tre candeline, da spegnere tutte di un fiato.

Nella tenda, accanto a loro, dormiva anche la sorella maggiore di 19 anni, che non ha riportato ferite. Se così si può dire di una ragazza che ha visto morire accanto a lei, le sue sorelline. Poco distante anche il fratellino di 9 anni, rimasto illeso. Pochi centimetri dall'uno all'altro, nella grande tenda da campeggio, hanno fatto la differenza tra la vita e la morte per questi quattro fratelli.

Un tragico destino sembra essersi accanito su questa famiglia originaria del Marocco ma da anni residente a Torino, in corso Molise, in zona Vallette.

Da quando sono emigrati in Italia Fatima e Hicham Lassiri, hanno sempre trascorso le loro vacanze in Marocco, per tornare dai propri familiari, a Kenitra, nella regione di Rabat-Salé-Kenitra.

«Da tanti anni che vivono a Torino, almeno venti - racconta un vicino di casa - visto che tutti e quattro i figli sono nati qui ed hanno frequentato la scuola e le associazioni sportive torinesi. Li ho sempre visti partire per le vacanze a metà luglio, per andare a trovare i parenti in Francia. Da lì, dopo qualche giorno andavano in Marocco, dove hanno ancora una casa».

Quest'anno però i progetti della famiglia Lassiri erano cambiati: il lavoro che scarseggiava e l'incertezza per il futuro anche a causa dell'emergenza sanitaria per il Coronavirus, hanno convinto papà Hicham a modificare i suoi soliti piani per le vacanze. Così, insieme ad altri parenti ed amici, ha scelto di usufruire del bonus vacanze messo a disposizione del governo e trascorrere una decina di giorni di riposo al campeggio Verde Mare.

La famiglia avrebbe dovuto rientrare sabato mattina ma proprio per il maltempo, il padre aveva preferito aspettare il giorno dopo per rientrare a Torino. Una decisione che da lì a poco si è rilevata fatale.

La tragedia delle due sorelline ha colpito tutta la città di Torino, dove la famiglia Lassiri era ben inserita e conduceva una vita tranquilla, tra il lavoro dei genitori, la scuola e la passione dello sport che aveva fatto di Malak una promessa del judo. Si allenava duramente, allieva della scuola Jigoro Kano di via Valdellatorre, aveva ottenuto diversi risultati nella sua categoria. Voleva seguire le orme della sorella più grande, che si era già qualificata alle competizioni giovanili regionali di judo con la stessa società sportiva.

Pur nel grande dolore, papà Hicham e mamma Fatima hanno deciso di donare gli organi di Malak, affinché da questa tragedia assurda possa esserci almeno una speranza di vita per altri bambini.

«Ho parlato con il fratello di Hicham Lassiri - dice addolorato Abdel Malik Achargui, console generale del Marocco a Torino -.

Siamo vicini alla famiglia e soprattutto faremo di tutto per aiutarli e sostenerli in questa immane tragedia».

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