Il manager boccia la norma: penalizza il sistema delle imprese

Il manager boccia la norma: penalizza il sistema delle imprese

«Al Guardasigilli Andrea Orlando dico: le micro e le piccole imprese italiane non sono realtà che delinquono, lavorano incessantemente. Devono essere guardate dal governo con un occhio diverso e maggiore rispetto. Invece dei paletti, pensassero a darci una mano concreta perché si fa una grande fatica ad andare avanti con tutte queste tasse».

Roberto Nardella, 63 anni, appartiene alla categoria dei micro-piccoli imprenditori, gli stessi che rappresentano l'asse portante di un sistema che, nonostante le vessazioni fiscali, ha sempre garantito il suo fattivo contributo al Pil. Nardella guida la Cfc, Confederazione di associazioni d'impresa: una galassia di oltre 600mila micro e piccole imprese nelle quali lavorano circa 3 milioni e mezzo di persone. La riscrittura del falso in bilancio rischia di rendere la situazione ancora più complicata. Non perché le micro-piccole imprese, come rilevato da Nardella, sono solite a delinquere, bensì in quanto ai tanti cavilli già esistenti se ne aggiungerebbe uno nuovo. Il rischio, a questo punto, è quello di «imbalsamare» il sistema.

Si può dire che per il settore imprenditoriale sia una novità sgradita?

«Le micro e le piccole imprese, normalmente, con i balzelli che ci sono, fanno fatica a “manovrare” i bilanci o a ricorrere ad artifici vari. Nei nostri bilanci non si trovano né corruzione né fondi neri né riciclaggio. Si può invece trovare qualcosa sotto l'aspetto dell'elusione a causa delle grandi tasse che penalizzano il sistema. A volte, quindi, si è costretti a mettere in atto piccole cose, ma sporadiche».

Si spieghi meglio.

«Mi riferisco a qualche decina di migliaia di euro, piccoli aggiustamenti definirei, e non una vera situazione di falso in bilancio. Il provvedimento di cui si parla dovrebbe valere solo se c'è qualcuno che sporge querela o denuncia il fatto».

E invece non sarà così. Prima si prevedeva la sola procedibilità a querela per le società non quotate, ora il reato diventerà sempre perseguibile d'ufficio.

«Noi vorremmo che rimanesse valida la prima impostazione, applicabile a situazioni particolari».

Non trova singolare che il provvedimento sia spuntato nel momento in cui si è verificato lo strappo sul patto del Nazareno? Pensa che si voglia colpire qualcuno?

«Non vogliamo entrare nelle questioni politiche. Penso solo che in questo momento il governo è chiamato a guardare di più al lavoro del sistema imprese, che dev'essere aiutato. E questa non è proprio la strada giusta».

Eppure, questo è un governo che si dice riformatore...

«Un governo che si definisce in questo modo deve pensare a

riformare e a dare un valore aggiunto alle imprese che creano ricchezza e posti di lavoro. Ma questo continua a non avvenire: le aziende chiudono per la fiscalità eccessiva che, invece di scendere, sale in continuazione».

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