Sequestrate e abusate «per giorni», anche «per settimane». Le due giovani che si sono fatte avanti lunedì e hanno accusato a verbale Antonio Di Fazio di violenza sessuale avrebbero aggiunto elementi alle indagini sul manager farmaceutico che vanno al di là di quanto si immaginasse all'inizio.
Dopo la denuncia della 21enne studentessa della Bocconi che ha portato all'arresto di Di Fazio, due giorni fa altre due presunte vittime sono state ascoltate in Procura. Le due ragazze hanno tra i 20 e i 30 anni (ce n'è una terza che ha parlato con i pm). Hanno formalizzato la propria denuncia davanti al procuratore aggiunto Letizia Mannella e al pm Alessia Menegazzo. Lo schema usato da Di Fazio sarebbe sempre stato lo stesso: invito della donna prima in azienda e poi nell'appartamento che si trova nella zona signorile di via Vincenzo Monti con la scusa di un'offerta di stage o di lavoro, la vittima resa inerme con dosi massicce di benzodiazepine nelle bevande, abusi sessuali, fotografie spinte della giovani. E infatti le ragazze fin qui identificate compaiono nelle 54 foto trovate nel cellulare dell'indagato. Ce ne sarebbero altre due o tre che ancora non hanno un nome. Non solo. Esisterebbero altre immagini di ulteriori vittime, cancellate invano, nei dispositivi del manager.
Le due giovani che hanno raccontato la propria disavventura lunedì hanno parlato di sevizie durate a lungo. Una di loro sarebbe stata sequestrata per ben quattro settimane. Gli inquirenti definiscono i loro resoconti «da film dell'orrore». Ieri si è saputo che altre due ragazze sono pronte a denunciare. Hanno già contattato i carabinieri. Inoltre tra chi indaga si è fatto insistente il sospetto che Di Fazio abbia iniziato ad abusare di donne attirate nella rete già dieci anni fa. I primi episodi tra l'altro avrebbero avuto come vittima la sua ex moglie, da cui si è separato nel 2012. Secondo l'accusa, il fondatore di Global Farma «sceglieva» i propri obiettivi con cura. Nel caso delle due donne sentire in Procura, anche loro studentesse dalle vite «ordinarie», il sequestro durato giorni sarebbe stato possibile soprattutto perché essendo state drogate erano in uno stato di «soggezione psicologica» e avevano paura di Di Fazio. Le dosi massicce di tranquillanti che l'uomo faceva loro prendere con l'inganno, e che almeno in un caso hanno anche portato a una «intossicazione con avvelenamento», avevano inoltre lo scopo di cancellare i ricordi su ciò che subivano. Per poi minacciarle ripetutamente. La terza ragazza sentita due giorni fa invece sarebbe riuscita a sfuggire, prima che tutto ciò accadesse, dal 50enne che il gip Chiara Valori ha definito «moderno Barbablù». La testimone ha detto di non aver denunciato subito perché terrorizzata.
Gli investigatori stanno raccogliendo riscontri utili a supportare i racconti delle giovani. Un altro filone di indagine mira a stabilire, come ipotizzato, se Di Fazio potesse contare su una rete di complici. Collaboratori, conoscenti o comunque persone a lui vicine che lo hanno aiutato a trovare e avvicinare le studentesse. Si sospetta addirittura che qualcuno di loro possa aver preso parte agli abusi. Per quanto riguarda la ex moglie, era già emerso che aveva denunciato per maltrattamenti il 50enne.
Ma ora i pm stanno rivalutando gli atti, tra cui quelli della causa di separazione, ipotizzando che anche lei abbia subito violenze sotto tranquillanti. La ex compagna è forse stata la prima vittima di Di Fazio. Anche quella che negli atti compare come la sua fidanzata infine sarebbe in realtà una delle donne abusate.
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