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Quel dubbio di Merkel sulla Ue: prendersi la Bce o la Commissione?

Il governo punta a riconfermare Jens Weidmann alla guida della Bundesbank. Così resta in corsa per l'Eurotower

Quel dubbio di Merkel sulla Ue: prendersi la Bce o la Commissione?

Il mandato di Mario Draghi scade tra poco. A novembre il governatore italiano lascerà la Bce e si aprirà il valzer della successione. Una nomina di peso, che fa gola a molti Stati. Difficilmente potrà essere di nuovo un italiano, dunque sono Francia e Germania a scaldare i motori. E Berlino nei giorni scorsi ha mosso la sua pedina sulla scacchiera che lascia intendere il desiderio di mettere le mani sulla Banca Centrale Europea.

Secondo quanto trapela in queste ore da ambienti tedeschi, il governatore della Bundesbank sarebbe vicino a un rinnovo del suo mandato alla guida della banca centrale di Germania. Secondo Afp "il governo federale conta di proporre la proroga del mandato di Jens Weidman alla guida" della banca centrale.

Il mandato del falco tedesco scade a maggio del 2019, proprio in concomitanza con le elezioni europee. Il lavoro di Draghi, invece, terminerà qualche mese dopo. Il rinnovo di Wiedmann a capo della Bundesbank non pregiudicherebbe la sua corsa verso la guida dell'Eurotower. Anzi: sarebbe necessaria. Il governatore della Banca Centrale Europea viene scelto infatti sempre tra i governatori in carica dei vari Paesi. Dunque se Wiedmann punta a gestire la Bce deve prima ottenere il rinnovo, carica che la Germania sembra disposta a affidargli senza grandi problemi.

L'obiettivo potrebbe essere quello di contrastare l'ascesa di quello che, ad oggi, è considerato il candidato favorito a sedere sulla sedia più alta di Francoforte. Da tempo si parla infatti della nomina del governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau, come successore di Draghi. Ma se Wiedmann dovesse tornare in corsa, allora la partita sarebbe ancora tutta da giocare. Unico dilemma: pare che la Merkel sia indecisa su cosa puntare le sue fiches: meglio conquistare la Bce o il governo dell'Ue, facendo in modo di nominare un tedesco come presidente della Commissione Europea al posto di Juncker?

Il dilemma troverà presto soluzione. In entrambi i casi, se la Germania dovesse vincere la sfida, allora è possibile che - nonostante il mea culpa di Juncker sull'austerity - la strada della politica economica europea possa abbandonare i sentieri "espansivi" intrapresi da Draghi. Oggi la tedesca Sabine Lautenschlaeger, membro dell'esecutivo dell'istituto di Francoforte e considerata un 'falco' della Bce, ha fatto sapere chiaramente che la Germania attende il rialzo dei tassi della Banca Centrale.

Draghi difende il suo bazooka, ma Berlino preme affinché l'arma riduca la sua potenza.

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