Cronache

A mani nude nel fiume. "Sotto un muro di fango per cercare Mattia"

Squadre di terra e sub al lavoro da 5 giorni: "È sempre più difficile, ma non molliamo"

A mani nude nel fiume. "Sotto un muro di fango per cercare Mattia"

«Voglio credere che mio figlio sia ancora vivo» continua a ripetere il papà di Mattia per non crollare. Nessuno osa contraddirlo ma, dopo cinque giorni fitti di ricerche, la speranza è nulla. In certi momenti ai soccorritori viene perfino il dubbio che si possa ancora trovare il corpo. Ma nessuno molla. «Continuiamo con il massimo sforzo e con il massimo spirito di sacrificio e abnegazione» assicurano le forze dell'ordine coinvolte nei turni di ricerca. Le ricerche si concentrano nella zona di Castelleone di Suasa (Ancona), su entrambe le sponde del fiume Nevola. Di Mattia, 8 anni, sono stati trovati solo un lembo della felpa appeso a un ramo, lo zainetto e le scarpe all'interno dell'auto della mamma. Per il resto nulla.

Si scandaglia ogni metro quando, ma ogni giorno che passa, le difficoltà sono sempre di più. «Il fango e l'acqua che si sono riversati nei campi - spiega uno dei soccorritori dei Vigili del fuoco - si stanno solidificando in superficie, seppellendo tutto ciò che sta sotto, quindi è molto complicato. Stiamo parlando di superfici molto estese».

Si scava anche per trovare Brunella Chiù, 56 anni, la mamma di Noemi, 17 anni, trovata morta, e di Simone, salvo perchè è riuscito ad aggrapparsi a una pianta. Ieri in serata i carabinieri sono riusciti a recuperare dal fiume, tra Barbara e Pianello di Ostra (Ancona), la carcassa dell'auto bianca della Chiù, trascinata via da acqua e fango mentre era a bordo della sua Bmw serie uno. L'interno della vettura, devastata, non presentava traccia di corpi. Oggi le ricerche riprenderanno nella stessa zona.

Nelle province di Ancona e Pesaro, le due più colpite, sono arrivate squadre dei vigili del fuoco da varie parti d'Italia: Lombardia, Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Toscana, Veneto e Emilia Romagna. Tra questa una squadra da Modena che sta operando a Castelleone di Suasa e a Senigallia. «Tutti speriamo di ritrovare il piccolo Mattia» commenta laconico il caposquadra Giorgio Pattuzzi, esperto Saf ma in questo caso nella squadra ordinaria di ricerche in sostegno ai colleghi marchigiani formata da nove unità tra cui due caposquadra.

In lontananza, nei pressi dell'azienda agraria Patti Vanocci Lidia si sentono le motoseghe che tagliano alberi e mezzi meccanici al lavoro. «Fusti fino a 15 metri di lunghezza con radici enormi strappate dall'acqua alla terra e trasportate lungo il fiume» spiegano i pompieri. Sul posto un mezzo polisoccorso, un pick up del settore nautico, gruppi elettrogeni. Sono almeno quattro le squadre, coordinate dalla base di Barbara, che lavorano «a terra», procedendo a pettine su entrambe le sponde del corso d'acqua, in quest'area dove era stata trovata l'auto Mercedes Classe A dove viaggiavano Silvia e Mattia.

I vigili del fuoco stanno «smassando» tonnellate di legname alla ricerca del bimbo: da lunedì al lavoro c'è anche il nucleo cinofili con i cani che hanno utilizzato come campione lo zaino di scuola del bimbo ritrovato però otto chilometri più a valle, posizione non indicativa per la localizzazione di Mattia.

Nella zona in cui sono in corso le ricerche c'è un grande dispiegamento di mezzi di soccorso. Sono arrivati, tre o quattro mezzi dei carabinieri. La zona è sorvolata da un elicottero dei vigili del fuoco. Ci sono gli esperti dronisti, che sperano di scovare qualche elemento utile sorvolando le zone allagate, ci sono i sommozzatori, che non esitano a scandagliare le acque fra tronchi, rami e detriti. Per il resto si cerca a piedi, in mini squadre, e non si trascura nemmeno un metro quadrato. La tensione è parecchia, anche perchè camminare sulla melma e i detriti può essere pericoloso per i soccorritori stessi. I cani molecolari non sono in grado di fiutare tracce dove c'è l'acqua, così come diventano inutili gli scanner e le termocamere che rilevano le variazioni di temperatura. «In alcuni punti - spiegano nelle unità di soccorso - usiamo ruspe e pompe per convogliare l'acqua ma lo dobbiamo fare con moltissima cautela».

Tutti lavorano per abbreviare il più possibile l'atroce attesa di mamma Silvia, salva per un pelo e distrutta dal dolore.

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