La Camera dei deputati ha approvato una legge di Bilancio già scaduta, condannata a essere modificata radicalmente nel prossimo passaggio parlamentare a Palazzo Madama. Cambieranno i saldi, che sono il cardine della manovra, ma anche le misure di dettaglio sulle quali M5S e Lega non riescono a mettersi d'accordo.
L'Aula di Montecitorio ha varato la manovra con 312 sì e 146 no, trasferendo al Senato tutte le tensioni che hanno accompagnato il primo tempo della sessione di bilancio.
Innanzitutto quelli con l'Europa, riaperto dal vicepremier Matteo Salvini che dal palco di piazza del Popolo a Roma ha chiesto che gli sia affidata la trattativa con Bruxelles sulla legge di Bilancio. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria non ha commentato, ma ha assicurato che un accordo con l'Ue «è possibile, dipende da quello che si deciderà da una parte e dall'altra. Anche l'Europa è in difficoltà in questo momento ci sono problemi in Germania, in Francia, in altri Paesi. È un clima complicato, l'Ue non è forte».
Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, ha detto che tutto sarà deciso prima dell'incontro tra il premier Giuseppe Conte e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker. «Entro lunedì si tirano le fila. Sono fiducioso sulla ragionevolezza del governo italiano, spero in quella della Commissione».
Elemento chiave per la trattativa, i dati dell'Inps e della Ragioneria dello Stato sui costi di Quota 100 e del reddito di cittadinanza che sono in dirittura di arrivo. Poi ci sarà un vertice di maggioranza per trovare una linea comune e mettere insieme due esigenze: evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo e mantenere intatte le misure di bandiera di Lega e M5s. Impresa impossibile, osservava ieri l'azzurro Renato Brunetta. Per centrare gli obiettivi europei non potrà che rinunciare alla riforma delle pensioni e al reddito di cittadinanza.
Il «governo Gentiloni - ha spiegato Brunetta - aveva concordato con la Commissione, soltanto lo scorso maggio, un rapporto obiettivo pari allo 0,8% nominale. Poi, il governo Conte ha stravolto completamente il percorso di riduzione del deficit».
La decisione «è politica», ha sottolineato ieri Tria. «Stiamo studiando tutte le opzioni, stiamo vedendo gli spazi finanziari e facendo le stime dettagliate». Il ministro dell'Economia tifa per una riduzione del rapporto deficit Pil dal 2,4% dell'attuale legge di Bilancio al 2%. Il massimo che l'Europa può concedere. Salvini e Di Maio restano sul 2,2%, che gli consentirebbe di non smantellare le due misure chiave, che ancora non sono conosciute nei dettagli.
Per non farle saltare, possibile anche che il governo rompa il tabù dell'aumento Iva. Al ministero dell'Economia stanno studiando da tempo aumenti parziali, non drastici come quelli previsti dalle clausole di salvaguardia, ma in grado di dare maggiori margini di manovra al governo.
Le due riforme chiave arriveranno come emendamenti presentati in Senato. Poi ci sono tutti gli altri nodi, minori. L'ecotassa sulle automobili inquinanti ad esempio. La norma che ha scatenato polemiche e tensioni nella maggioranza prevede che chi acquista tra il 2019 e il 2021 un veicolo nuovo è tenuto al pagamento di una imposta proporzionale alle emissioni inquinante e va da 150 a 3.000 euro. Incentivi (da un massimo di 6.000 euro a un minimo di 1.500 euro) per chi acquista un'auto elettrica o a basse emissioni.
Altro nodo è quello
delle pensioni d'oro. La Lega sta facendo resistenza alla misura annunciata dal vicepremier Luigi di Maio, cioè un aumento del taglio alla parte degli assegni più alti dal 25% al 40%. Anche su questo si cerca una quadra.
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