"Marcello sta male, ignorati gli esami"

La moglie dell'ex senatore Dell'Utri oggi in cella: «Udienza a settembre? Troppo tardi»

"Marcello sta male, ignorati gli esami"

Una cardiopatia grave. Ancora più pericolosa perché Marcello Dell'Utri ha 75 anni e deve guardarsi da un altro nemico insidioso: il diabete. Miranda Ratti, la moglie del fondatore di Publitalia, è preoccupata: «C'è un dischetto che i giudici dovrebbero acquisire e invece finora hanno ignorato».

Di che si tratta?

«Semplice: è la fotografia del cuore di Marcello come risulta dalla coronarografia effettuata all'ospedale Pertini di Roma il 25 maggio dell'anno scorso. Da quel cd si capisce bene che la patologia è grave. A Marcello dev'essere concessa la detenzione domiciliare. In carcere rischia di morire, ma quel cd non è mai stato esaminato».

Possibile?

«Si, perché purtroppo a suo tempo il consulente del giudice non ha visto quel cd ma si è basato sul referto cartaceo che però, per sventura, non era proprio fedele».

Risultato?

«Il perito ha classificato media la cardiopatia di Marcello».

Errore?

«Sì, perché in tutte le salse i nostri avvocati continuano a ripetere che quel referto non coglieva la gravità della situazione. Bisogna partire dalla coronarografia, poi saranno i tecnici a stabilire se le sue condizioni siano compatibili con il carcere».

A novembre un'analoga istanza era stata respinta. Ora a che punto siamo?

«Ad aprile siamo tornati alla carica e il tribunale di sorveglianza ci ha risposto».

E che cosa ha stabilito?

«Ha fissato un'udienza per fare il punto il prossimo 21 settembre. Troppo in là».

Troppo tardi?

«Marcello è già stato ripreso per i capelli l'anno scorso, quando andò in setticemia. Ha quattro stent per riaprire le coronarie completamente occluse. Ci sono terapie che devono essere sempre aggiornate».

Ma tutta questa attenzione può essergli dedicata anche all'interno del carcere.

«Certo, ma il carcere è, non per volontà di qualcuno, lento, farraginoso, burocratico. Lui cammina molto, come gli hanno raccomandato i medici, ma deve stare dentro un cubo di 8 metri. E quando piove deve rimanere in cella».

Perché?

«Perché il cappuccio che lo protegge non può essere indossato per ragioni di sicurezza e viene regolarmente tagliato».

I detenuti eccellenti se la prendono con il carcere.

«Non chiediamo sconti o privilegi».

Che cosa volete?

«Solo anticipare quell'udienza fissata a fine estate».

Suo marito ha una condanna importante: 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Alcune asprezze o limitazioni fanno in qualche modo parte della pena.

«Ma il trattamento deve essere ispirato a criteri di umanità».

E non lo è?

«Non è un problema di persone ma di sistema. Lo stress rischia di ucciderlo».

L'altra sera, a mezzanotte, Dell'Utri è stato portato al Pertini per un elettrocardiogramma. Come mai?

«È un mistero. Ma certo quell'improvvisa uscita notturna non gli ha fatto bene».

La difesa ha contestato anche il merito della condanna a 7 anni. Ma la giustizia italiana ha bocciato tutti i ricorsi. Ora?

«Aspettiamo la Corte di Strasburgo; ma ha tempi biblici».

Perché ricorrere alla Corte dei diritti dell' uomo?

«Perché il processo non è stato giusto».

Non è il mantra che ripetono tutti i detenuti?

«Mio marito è stato condannato per un reato che non era codificato, ma vago, vaghissimo, quando venne commesso. E questo va contro le regole del diritto e della civiltà».

Dell'Utri come Contrada?

«Due storie fotocopia. Alla fine la vicenda Contrada si è chiusa con la condanna dell'Italia. A noi invece tocca aspettare».

Intanto Marcello Dell'Utri è in carcere da oltre tre anni. Come trascorre le giornate?

«Studia».

Che cosa?

«Storia. Si è iscritto all'università di Bologna, dà gli esami a Rebibbia».

I voti?

«Finora tre trenta e lode. Ha passato una vita fra i libri e i libri sono l'ultima cosa che gli è rimasta».

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