Coronavirus

Marche, Veneto e Trento in arancio. Ma mezza Italia resta ancora rossa

I nuovi colori entrano in vigore da martedì, ancora bocciata la Campania. L'Iss: Rt sotto l'1 Cala l'incidenza dei casi, ma ospedali più pieni Ieri 21.932 contagi e ancora tanti morti: 481

Marche, Veneto  e Trento in arancio. Ma mezza Italia resta ancora rossa

Nell'uovo di Pasqua di tre Regioni c'è un piccolo regalo: il ritorno in fascia arancione, il colore più chiaro di questo aprile di passione (l'ultima?). A beneficiare della clemenza del ministro della Salute Roberto Speranza, che ha firmato le solite ordinanze del venerdì sulla base dei dati e delle indicazioni della cabina di regia, sono Veneto, Marche e Provincia autonoma di Trento, che da martedì, dopo i tre giorni rossi erga omnes decisi per il fine settimana, recupereranno qualche grammo di libertà.

Il Veneto può vantare un'incidenza dei contagi in calo, che ieri era di 215,98 casi settimanali ogni 100mila abitanti, in calo rispetto ai 257,73 della settimana precedente. Le Marche stanno seguendo lo stesso iter: da 274,55 a 247,11 in sette giorni. La Provincia di Trento ha fatto ancora meglio scendendo da 266,95 a ai 201,31 di ieri. Niente da fare invece per la Campania, che malgrado i numeri sotto il livello di guardia sia per i contagi (234,19 ogni 100mila abitanti) sia per l'occupazione delle terapie intensive (ieri al 25,00 per cento), è stata condannata dal fatto che tra le Regioni con un Rt puntuale superiore a 1 è l'unica assieme alla Valle d'Aosta ad avere una trasmissibilità che gli esperti dell'Iss classificano come compatibile con uno scenario di tipo 3. Da martedì in rosso restano Calabria, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Puglia, Toscana e Val d'Aosta, per un totale di 29.674.158 italiani su un totale di 59.641.488, la metà quasi perfetta.

Ieri l'Iss ha fatto il punto sui principali indicatori statistici della pandemia. Noi preferiamo darvi i nostri numeri, che sono di qualche giorno più freschi, visto che il bollettino arriva fino al 28 marzo e noi invece abbiamo aggiornato fino a ieri. L'incidenza dei contagi scende dai 244,04 ogni 100mila abitanti del 26 marzo (145.552 per 59.6414.488 abitanti dell'Italia) ai 237,87 di ieri (141.868). Va detto che siamo ancora lontani dai 50 casi ogni 100mila abitanti che garantirebbero il ripristino completo dell'identificazione dei casi e del tracciamento dei contatti, e che per questo è il confine per tornare zona bianca. Va detto anche che l'Iss di suo fa un po' di sconto su questo dato comunicando percentuali più basse rispetto alle nostra perché evidentemente sovrastima la popolazione italiana, stimandola attorno ai 62,5 milioni non si sa su quali basi.

È invece in aumento il tasso di occupazione da parte di pazienti Covid dei letti in terapia intensiva. Siamo passati dai 3.628 del 26 marzo (con una percentuale del 39,89 sui 9.115 posti totali) ai 3.704 su 9.120 posti (40,61). Anche qui siamo ben sopra rispetto al 30 per cento considerato livello di guardia. Ieri erano in fascia critica quattordici Regioni. In pratica tutte tranne Veneto, Campania, Sicilia, Alto Adige, Calabria, Sardegna e Basilicata. Scende sotto l'1 l'indice Rt calcolato sui casi sintomatici, che nel periodo 1023 marzo è stato pari a 0,98, con un range tra 0,87 e 1,11.

E veniamo al bollettino di ieri, che ha fatto registrare 21.932 nuovi contagi, in calo sia rispetto al giorno precedente (23.649), sia rispetto al venerdì della settimana precedente (23.987). I casi totali dall'inizio dell'emergenza sono 3.629.000. L'indice di contagio calcolato rispetto ai tamponi totali è del 6,62 per cento (il giorno prima era di 6,64), che sale all'11,38 se si tiene conto soltanto dei tamponi molecolari. I morti restano tanti: 481, per il quinto giorno consecutivo sopra quota 400. I ricoverati totali sono in calo: 32.408 dai 32.

630 del giorno precedente.

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