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Marine incorona Marion: la Francia ora è casa Le Pen

La candidatura della più giovane della famiglia a vice presidente del Front prova che vecchio e nuovo convivono. Iscritti al partito quadruplicati in 3 anni

Jean Marie, Marion e Marine Le Pen
Jean Marie, Marion e Marine Le Pen

nostro inviato a Lione

Gli iscritti si sono quadruplicati in tre anni, da 20mila a 80mila. Quel che sembrava impensabile è accaduto: il Front National è diventato primo partito di Francia alle ultime europee e la figlia d'arte che cavalca l'onda del nazionalismo anti-Ue, Marine Le Pen, guarda ora all'Eliseo come a un traguardo possibile, non più un miraggio. «La prima mossa che farei da presidente nel 2017 – ha dichiarato ieri – sarebbe un referendum sull'uscita dall'Unione». Così oggi, da Lione, dove ha chiamato a raccolta il popolo «bleu Marine» per «il grande ribaltamento democratico», la bionda della politica francese lancia dal Congresso di un rinnovato Front National la corsa dell'estrema destra verso la poltrona più ambita. È il sorpasso della seconda generazione sulla prima, di Marine sul padre Jean-Marie. Perché il Fn, oltre che simbolo di una destra anti-sistema, anti-immigrati e anti-euro, da quarant'anni è prima di tutto il marchio di casa Le Pen. Un affare di famiglia che nelle prossime ore potrebbe lanciare ai vertici del partito anche la terza generazione, quella rappresentata da un'altra bionda di famiglia, la giovanissima Marion Maréchal-Le Pen, 24 anni. Nipote di Jean-Marie - il fondatore del partito che ha ancora la fiamma tricolore nel suo simbolo - figlia della sorella di Marine, Yann, Marion è stata allevata da mamma e zia e ha un padre (diverso da quello biologico) che le ha regalato il suo primo cognome.

Due anni dopo essere stata convinta dal nonno a candidarsi alle politiche ed essere diventata la più giovane deputata della storia della Repubblica nel 2012, la nipotina che «l'uomo nero» teneva fra le braccia in un manifesto di campagna elettorale nel lontano 1992, quando lei aveva appena due anni, si gioca in queste ore la scalata al Front National nel ruolo di vicepresidente. L'esito del voto per l'elezione del Comitato centrale sarà ufficializzato domani ma in molti, compresa la zia, sono convinti che «l'altra bionda» possa farcela nonostante la dura rivalità con l'attuale numero due del partito, Florian Philippot. Il vicepresidente in carica le ha negato di parlare al Congresso, com'era previsto inizialmente, perché la giovane non fa parte del direttivo. Il sospetto – compreso quello dell'interessata - è che si tratti di una mossa strategica per toglierle visibilità e frenare la sua ascesa fulminea.

«È coraggiosa, onesta, franca, una superdotata della politica», dice di lei la zia-leader. Tra Marine e Marion dicono non ci sia rivalità ma complementarietà, anche perché la ragazza, nonostante il dettaglio anagrafico, è la più vicina ai valori del nonno, un ottimo ponte per parlare con il Sud-est conservatore della Francia mentre dall'alto dei suoi 46 anni Marine strizza l'occhio agli elettori della gauche, difendendo il lavoro e il welfare per i francesi.

La baby-Le Pen è di fatto la prova che il vecchio e il nuovo convivono e convivranno anche all'interno di un partito che è a un passo dall'abbandono del suo nome storico e vuole dimostrare agli elettori di essere cambiato con loro. D'altra parte dal 2011, da quando ne ha preso la leadership, Marine ha trasformato il Front alla velocità della luce, edulcorando le uscite antisemite e xenofobe che spinsero Chirac a imporre il cosiddetto «cordone sanitario» per tenere isolati i lepenisti dai moderati. Oggi tra le fila del Fn non ci sono solo Alain Delon e Brigitte Bardot, ma anche operai, ex gauchisti e moderati strozzati dalle tasse e delusi dai partiti tradizionali. Marine non è certo un angelo – con la sua tempra e l'irriverenza da combattente della politica - ma il suo partito ormai per i francesi non è più il diavolo di papà Jean-Marie, che ha tra l'altro annunciato di volersi candidare alle regionali del 2016.

Tre generazioni in fila e un obiettivo ambizioso: strappare al «defunto» Hollande le chiavi dell'Eliseo.

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