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Marino se ne lava le mani:"Offeso dalla relazione di Cantone"

L'ex sindaco molto duro con il presidente dell'Anac: "Non sono un dietrologo e mi rifiuto di credere che la relazione arrivi adesso per ragioni politiche. Certo Cantone o è uno smemorato o dovrebbe rivolgersi all'Accademia della Crusca per ripassare la differenza tra continuità e discontinuità"

Marino se ne lava le mani:"Offeso dalla relazione di Cantone"

"Sono offeso e sconcertato dalle dichiarazioni di Cantone sugli appalti del Comune di Roma. Dire che c'è stata continuità tra la giunta Alemanno e la mia è un giudizio politico gravemente infondato, non un'analisi basata su fatti e numeri". Lo dice in un colloquio con La Stampa l'ex sindaco Ignazio Marino che nei prossimi giorni deciderà se ricandidarsi oppure no.

"I fatti sono che io avevo ereditato una mela avvelenata", dice lavandosi le mani da ogni tipo di responsabilità. "Il Comune era stato lasciato senza bilancio, anche per questo non potevo fare le gare d'appalto e un raffinato magistrato come Cantone – attacca l’ex sindaco - dovrebbe riconoscerlo, a meno di peccare di disonestà intellettuale”. Marino ricorda di aver fatto una riforma degli appalti che fu molto apprezzata dal presidente dell’Anac a cui chiese di monitorare proprio tutti gli appalti. “Se non è totale discontinuità questa, cosa lo è?", chiede Marino rivendicando il suo lavoro e tralasciando che, anche le inchieste di Mafia Capitale, hanno evidenziato come per i primi due anni non si sia accorto di nulla. E per nulla si intende che il suo ex assessore alla casa e il presidente del municipio erano a libro paga di Buzzi e Carminati. Mica roba da poco.

Eppure per Marino il lavoro svolto con l'allora assessore alla legalità Alfonso Sabella ha consentito di ridurre “gli appalti a trattativa privata per somma urgenza da 100 milioni a 3”. “Il 97% in meno le sottrazioni si imparano in prima elementare, no?”, dice Marino che rivendica di aver operato in modo speculare per quanto riguarda gli appalti dell'Atac, l'azienda di trasporti urbani, assegnava gran parte degli appalti in proroga. Ma l’attacco al magistrato che presiede l’Anac non si ferma qui. “Non sono un dietrologo e mi rifiuto di credere che la relazione arrivi adesso per ragioni politiche. Certo Cantone o è uno smemorato o dovrebbe rivolgersi all'Accademia della Crusca per ripassare la differenza tra continuità e discontinuità", conclude l’ex sindaco che parla ancora come se fosse stato il miglior sindaco di Roma.

Ma la drammatica realtà della Capitale dimostra che non è così.

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