Mario Adinolfi dice addio a Facebook con un messaggio fiume sulla propria pagina. Con una lettera aperta rivolta a tutti i suoi sostenitori, il direttore de La Croce spiega le motivazioni che lo hanno portato a questa drastica scelta.
"Su Facebook perdiamo una marea di tempo e questo luogo fa scattare narcisismi e istinti bellici che nella vita reale sono stoppati da condizioni oggettive oltre che da sacrosanti freni inibitori", spiega Mario Adinolfi.
Il suo ragionamento è molto lungo e pieno di riferimenti a fatti ed episodi spiacevoli che gli sono accaduti negli ultimi tempi e che lo hanno portato a riconsiderare la sua esposizione nel mondo dei social network.
In un passaggio del suo messaggio, poi, spunta una pesante accusa: "Addio perché ieri due ragazzini imbecilli mi hanno di nascosto scattato foto con il cellulare mentre ero con Clara perché una pagina con 400mila followers, Welcome to Favelas, ha dato l'ordine di fotografarmi in ogni situazione io sia incontrato e l'idea che potessero rubare una immagine della mia piccola e metterla in quella oscena porcilaia mi ha fatto andare il sangue al cervello e spero che il Signore mi perdoni perché i due ragazzini hanno passato un brutto quarto d'ora".
Mario Adinolfi, per quella che considera una situazione insostenibile, fa poi un appello alla magistratura: "La magistratura però su uno stalking di questa natura e di questa violenza (letteralmente non posso uscire di casa senza senza essere fotografato ovviamente cercando la posa più goffa possibile, a ogni ora del giorno e della notte) dovrebbe agire o almeno la polizia postale. Segnalata la situazione a Facebook ho ovviamente ottenuto la risposta che "la pagina rispetta gli standard della comunità".
Il simbolo del Popolo della Famiglia invece no e ha causato dieci giorni di ban. E allora, se i criteri sono questi, Facebook addio".Per chi volesse leggere integralmente le parole di Mario Adinolfi, ecco il suo ultimo post su Facebook:
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