È Marion la nuova stella del Front

La "nipotina" eletta ai vertici del partito con l'80 per cento dei voti. Plebiscito per la zia Marine

È Marion la nuova stella del Front

nostro inviato a Lione

La acclamano a gran voce fugando ogni dubbio su chi sia la nuova star del partito. Quando la zia Marine sfodera i nomi del nuovo direttivo politico, fatto di suoi fedelissimi, l'applauso più lungo è per lei: Marion Maréchal Le Pen, 25 anni tra nove giorni, la «nipote d'arte» più votata, in testa alle preferenze dei militanti per la scalata ai vertici del Front National con l'80 per cento dei consensi. Al Congresso che ha riconfermato Marine Le Pen «presidente» con un plebiscito (letterale) del 100 per cento – giustificato dall'assenza di rivali nella corsa - è la «cocca» di nonno Jean-Marie a essere incoronata astro nascente dell'ultradestra francese.

«C'è un marchio Le Pen che si trasmette e finora è andata bene», dicono i frontisti chiamati a raccolta a Lione e convinti che Marion abbia le capacità e la passione per arrivare molto più in alto. Diventata nel 2012 la deputata più giovane nella storia della Repubblica dopo che il fondatore del Fn l'ha voluta in prima linea alle politiche – è lei una dei due eletti che hanno riportato il partito all'Assemblée nationale per la prima volta dall'88 – Marion non è in rivalità (almeno per ora) con la zia e gode della sua stima. D'altra parte Marine l'ha cresciuta al fianco di mamma Yann, la secondogenita di Jean-Marie Le Pen sposata a un militante di partito, cioè l'uomo che ha regalato alla più giovane Le Pen il suo primo cognome. «Ha talento e come deputata ha dimostrato competenza, energia, volontà» ha spiegato al Giornale la leader del Fn. Marion è insomma anche lei un marchio di fabbrica, una garanzia per la base e la prova che all'interno del Front la terza generazione dei Le Pen avanza dritta verso il potere. Un sondaggio Odoxa diffuso all'apertura del Congresso spiega come la giovane Marion non dispiaccia nemmeno a un terzo dei francesi, il 33 per cento – non poco per chi si è appena affacciata sulla scena politica – mentre la zia Marine è leggermente più avanti e gode della «buona opinione» del 37 per cento degli elettori. Eppure ieri, quando la nomina della «nipote prediletta» alla vicepresidenza del partito sembrava scontata e i giornalisti incalzavano su un partito sempre più simile a una dinastia, Marion ha improvvisamente declinato l'invito. «Non ho accettato perché non volevo che si potesse rimproverare a Marine Le Pen un fronte familiare», ha detto lei cosciente che la triade Jean-Marie (presidente d'onore), Marine (presidente) e Marion (vicepresidente) avrebbe attirato parecchie critiche.

Una spiegazione plausibile, che fa il paio però con un'altra probabile ragione per il grande rifiuto. Timida quanto bella, Marion pare sia consapevole di essere sì competente ma ancora un po' acerba per le battaglie frontali, specie con i media, e voglia farsi le ossa aspettando abilmente il suo momento, senza fretta. Ma c'è di più. Il Front National negli ultimi mesi è al centro di un cambiamento che vede convivere due anime: una più tradizionale (che si rifà ai fondamentali di nonno Jean-Marie) e un'altra più «socialisteggiante», contraria al liberismo sfrenato, che parla agli operai e guadagna consensi anche a sinistra.

La giovane Marion, eletta nella circoscrizione di Vaucluse (Sud-est) è quella più vicina ai valori conservatori del fondatore Jean-Marie. La sua linea è utile al partito per parlare alla base storica, il suo profilo è perfetto per attirare i più giovani, ma Marine Le Pen sa che in questo momento la spinta «gauchista» funziona e non smetterà di cavalcarla. Non a caso Florian Philippot, il vicepresidente artefice dello spostamento a sinistra e arrivato quarto nel voto che ha visto trionfare Marion, ha preferito (e c'è chi dice per ragioni di rivalità) che la giovane erede non parlasse al Congresso. Lei ha accettato ubbidiente.

E si è goduta, dall'alto del suo successo, il discorso di chiusura in cui zia Marine ha attaccato destra e sinistra: «Signor Hollande e signor Sarkozy, avete fallito su tutto. Vi è stato affidato un tesoro, la Francia, e un diamante, il suo popolo. E voi avete distrutto l'uno e abbandonato l'altro». Marion ha applaudito composta, studiando da futura leader.

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