Via la maschera, niente trucchi in divisa. Il comune di Venezia "ripulisce" i vigili

Dalla cura dei capelli ai gioielli: le norme fanno arrabbiare i sindacati

(Foto da Wikipedia)
(Foto da Wikipedia)

Ok, cominciamo. I capelli? Ordinati, ben curati, se tinti solo di un colore naturale. Il taglio? Né bizzarro né inusuale. La lunghezza? La frangetta non al di sotto delle sopracciglia, la chioma non deve superare il bordo inferiore del colletto di giacche e camicie, ma una coda di cavallo va bene.

Il volume? Contenuto. Il trucco? Colori tenui, non troppo accesi, non troppo fard o fondotinta, non troppo ombretto, né troppa cipria. Le mani? Sempre ben curate, «le unghie non dovranno superare la lunghezza del polpastrello», lo smalto trasparente, steso in modo uniforme, colori naturali e no a decorazioni strane. Gioielli? Oltre alla fede o anello di fidanzamento, uno solo a patto che non sia al dito del pollice, un solo braccialetto al polso sinistro e orecchini sì, ma non pendant. L'orologio poi solo con cinturino di colore scuro. Biancheria intima? Beh, obbligatorio il reggiseno a patto che sia in tinta con la divisa. La divisa? Sì, perché quello che avete letto fa parte dell'articolo 35 del nuovo regolamento speciale della polizia locale di Venezia approvato dalla Giunta Brugnaro su proposta dell'assessore alla Sicurezza, Giorgio D'Este e del suo collega al Personale, Paolo Romor. E se questo ha già fatto tuonare i sindacati, ce n'è per tutti. Anche per i maschietti.

Allora ricominciamo: capelli puliti, ordinati, sempre corti, ben curati, se tinti solo colore naturale e orecchie bene in vista. Poca lacca, poco gel, «le basette non devono superare in lunghezza l'allineamento con il limite superiore del trago e devono essere conformi al tipo di acconciatura utilizzata»; barba e baffi ben tagliati, un solo anello oltre alla fede nuziale, un braccialetto al polso sinistro e una catenina, poco vistosa. Sì allo chignon per i maschietti se hanno i capelli lunghi, ma no all'uso di cosmetici, orecchini e piercing; unghie ben curate, pulite e ovviamente... niente smalto!

Per entrambi i sessi no ai tatuaggi. «Gli appartenenti al Corpo della Polizia Locale di Venezia si legge all'ultimo comma sono tenuti al tassativo rispetto delle norme del presente articolo costituendo ogni discrepanza illecito disciplinare». Norme che hanno sollevato le proteste dei sindacati del Diccap (Dipartimento Camera di commercio, Autonomie locali, Polizia municipale) che contestano il documento sulla parte della «cura della persona». «Troviamo queste norme attacca il Diccap offensive, umilianti e vessatorie, dove si impone una cura maniacale, oltre che anacronistica, della persona e dell'uniforme.

Si tratta di una serie di prescrizioni, obblighi, divieti, imposizioni e doveri che nemmeno negli eserciti ottocenteschi sarebbero stati tollerati». Ma le calze per le donne? Solo beige o tinta carne e per l'uniforme di gala: nero.

Rosso no? No, nemmeno per Natale o Capodanno.

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