Mattarella apre la "guerra dei santi"

Il Colle firma la festa nazionale di San Francesco, ma chiede correzioni su Santa Caterina

Mattarella apre la "guerra dei santi"
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E Caterina? Davvero ve la siete dimenticata? Certo, San Francesco, il Poverello d'Assisi, il patrono d'Italia: chi lo discute, figuriamoci. Ripristinare la festa nazionale del 4 ottobre è una buona idea, dice Sergio Mattarella, che infatti, sia pur irritato per i tanti errori formali, promulga la legge "in considerazione del profondo significato del provvedimento". Però ragazzi qui c'è un problema, anzi una quantità di "aspetti critici", dalle scuole aperte o chiuse alla parità tra i due Santi. Insomma, un vero pasticcio, quasi un sacro ingorgo che rende la norma assurda e inapplicabile. Quindi, scrive ai presidenti delle Camere in una nota piuttosto puntuta, il testo va cambiato. Perché? Perché, appunto, manca Caterina: anche lei è consacrata fin dal 1416, anche lei è patrona speciale d'Italia e quindi anche lei deve avere una festa nazionale.

E, avverte, non è una questione di quote rosa, magari un po' celesti, e nemmeno di conflitti con la Carta, ma solo di buon senso e di corretto funzionamento istituzionale. Senza contare i rapporti con il Vaticano e i vincoli del Concordato. Diciamo, problemi organizzativi che con un po' più di attenzione potevano essere superati. Nel calendario la ricorrenza della Santa di Siena, stabilita nel lontano 1958, cade difatti nello stesso giorno di Francesco, il 4 ottobre, ed è dedicata "alla pace, alla fraternità e al dialogo tra culture e religioni". Dunque, nota il capo dello Stato, quella data ora subisce "due distinte disposizioni normative" e "due omaggi di pari dignità però con ben diverse modalità di celebrazione". Ma ovviamente questo non si può fare. "Una medesima giornata non può essere qualificata, al contempo, sia festività nazionale sia solennità civile perché il nostro ordinamento da tali qualificazioni fa discendere effetti differenti".

Tanto per dirne una: gli uffici pubblici devono chiudere o restare aperti? E le scuole? Tra l'altro, puntualizza Mattarella, "in entrambi i casi è previsto che il 4 ottobre gli istituti possano promuovere iniziative dedicate ai valori universali di cui ciascuno dei due Santi è ritenuto espressione". Peccato che "tali iniziative non potranno più svolgersi il 4 ottobre in quanto giornata ormai festiva". Come è possibile pensare di coinvolgere gli studenti se i cancelli scolastici sono sbarrati?

Da qui, scrive ancora il capo dello Stato a Fontana e La Russa, "appare evidente la necessità di interventi correttivi volti a coordinare i due testi, non posso non sottolineare l'esigenza che le leggi presentino contenuti chiari ed univoci". Dunque, riscrivete tutto. Come? Mattarella suggerisce di eliminare il doppio binario e di "abrogare la solennità civile, meno rilevante" e di dedicare il 4 ottobre a entrambi i patroni d'Italia, che tra l'altro "fino ad oggi sono stati considerati congiuntamente".

Rilievi, criticità, forti inviti a cambiare. Nei suoi oltre dieci anni al Quirinale il capo dello Stato ha rimandato alle Camere soltanto una legge, quella sulle mine antiuomo nel 2017, governo Gentiloni, perché le differenti sanzioni previste presentavano "evidenti profili di incostituzionalità". Ma sono tanti i provvedimenti che ha promulgato accompagnati da una lettera ai presidenti del Parlamento con la richiesta di correttivi. "Più volte mi e capitato di firmare una legge che non condividevo", ha raccontato un anno fa incontrando un gruppo di studenti.

In genere si tratta di decreti omnibus, nei quali vengono inseriti provvedimenti non inerenti o privi dei requisiti di necessità e urgenza. Stavolta tocca alle disposizioni su Francesco scontrarsi con l'ira tranquilla del Colle. Non scherzare con i Santi.

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