Matteo blinda il patto col M5s ma teme l'"effetto Sanremo"

Il leghista: "Di Maio leale e corretto". E su Rousseau scherza: "Stavolta non si ribalti il voto popolare..."

Matteo blinda il patto col M5s ma teme l'"effetto Sanremo"

«Giocavo a scambiare le figurine dei calciatori quando ero bambino, ora ho smesso e non lo farò né con la Tav né con altre questioni legate alle autonomie delle Regioni». Il vice premier Matteo Salvini, ieri in visita alla Maddalena per la campagna elettorale sarda, ha ribadito che non intende utilizzare la richiesta di autorizzazione a procedere nei suoi confronti come oggetto di trattativa politica su alcuni punti qualificanti per il Carroccio. «Non mi metterò a barattare o a fare come al mercato del pesce: la mia posizione su queste questioni è sempre stata chiara», ha aggiunto.

Il concetto è stato ripetuto ieri in serata. I Cinque Stelle sono «compagni di viaggio rispettosi e leali, Di Maio è una persona corretta, provano a farci litigare tutti i giorni e non ci riescono», ha rimarcato evidenziando che «ho dato la mia parola e la mia parola vale più del numero dei parlamentari e dei sondaggi» anche se «abbiamo idee diverse, non si può dire no al metano, al petrolio e al carbone».

Simili esternazione assumono maggior peso nel momento in cui anche i pentastellati hanno ben presente che il via libera al processo contro il ministro dell'Interno significherebbe la fine del governo. Salvini, infatti, punta al rilancio, inteso come aumento della posta in gioco sul tavolo da poker di Palazzo Chigi. Di Maio e soci, infatti, non solo sono tenuti al «salvataggio» dell'altro leader della coalizione, ma anche all'approvazione dei punti qualificanti del programma.

Ecco perché il Capitano ha citato ieri alcuni dossier che stanno molto a cuore alla Lega. In primo luogo, quelli legati al bacino elettorale naturale del Nord come le infrastrutture strategiche e poi la destinazione di una quota maggiore di gettito fiscale laddove viene raccolto, cioè in Lombardia e Veneto. Sono due punti che hanno già causato fibrillazioni in casa pentastellata: in primo luogo perché la Tav è avversata da tutti gli attivisti e, in seconda battuta, perché i Cinque stelle non vogliono penalizzare il Sud dove spesso hanno superato il 40 per cento.

Salvini, però, ha trovato anche il modo di invitare i Cinque stelle a una rapida approvazione della legge sulla legittima difesa ricordando il caso dell'imprenditore piacentino Angelo Peveri, condannato a 4 anni e 6 mesi con sentenza definitiva per aver sparato, dopo altri tentativi di furto, a due romeni che gli stavano rubando del gasolio, ferendone gravemente uno. «Serve presto una legge seria», ha chiosato il leader leghista. Quella legge, infatti, è la moneta di scambio per l'ok al ddl anticorruzione.

Ecco perché Salvini ha cercato di sminuire la consultazione sulla piattaforma Rousseau. «Che il Movimento 5 stelle faccia quello che vuole. Votano no, votano sì, votano forse, va sempre bene, dormo tranquillo. È chiaro che chiunque sta leggendo le carte si rende conto che la lotta agli scafisti e all'immigrazione clandestina è fatta per il bene e la sicurezza degli italiani», ha aggiunto ribadendo che «se domani arriva un barcone nelle nostre coste, non sbarca; se domani arriva una Ong non sbarca». E in serata, sul voto on line, ospite di Giletti ha scherzato: «Spero che non finisca come a Sanremo e che ci sia una cosa più trasparente...».

La linea del presidente della Camera Fico per il leader leghista non è argomento di discussione.

E anche il solito refrain che Salvini ripete durante le campagne elettorali ieri ha assunto un significato diverso. «Il risultato (del voto sardo, ndr.) non metterà assolutamente a rischio gli equilibri: c'è ancora tanto da fare», ha dichiarato.

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