Londra - Il destino di Theresa May spacca a metà la maggioranza di governo. È ormai guerra aperta nel partito conservatore britannico - descritto dagli ultimi sondaggi come la forza politica più divisa - lacerato dalle polemiche sulla leadership.
Il primo ministro non ha fatto in tempo a riprendersi dalla raggelante figuraccia al discorso di chiusura al Congresso annuale che già deve smentire le insinuazioni sulle sue prossime dimissioni e su un rimpasto dell'esecutivo. E mentre lei lotta per la sopravvivenza i suoi colleghi fanno a gara nel presentare piani di dimissioni a breve e medio termine e liste di condizioni da soddisfare per rimanere in sella. Ieri, in un'intervista esclusiva al Sunday Times, la signora May replica seccamente che «non è entrata in politica per facilitarsi la vita e che lei non è una che non raccoglie le sfide». «I sentimenti di chiunque possono venir feriti - ha commentato May parlando del suo discorso al Congresso, tormentato da una tosse persistente e da un comico che le ha consegnato una finta lettera di dimissioni - ma la verità è che io sono una persona che non si abbatte facilmente, non sono una che si da per vinta».
E dire che di motivi ne avrebbe. Sempre il Times ha rivelato che dopo il suo discorso tre ministri del suo Gabinetto volevano costringerla a dimettersi entro Natale, altri avrebbero preferito un passaggio di consegne ordinato ad un nuovo leader e una metà dei ministri da lei scelti volevano che se ne andasse nei prossimi due anni. Persino il marito di Theresa avrebbe confidato ad alcuni amici della City di essere preoccupato per il suo benessere.Ma secondo il Times sarebbe infatti pronta ad un rimpasto di governo da mettere in atto dopo Il Consiglio Europeo del 20 ottobre. Ieri la notizia è stata liquidata come «speculazioni» da Downing Street, ma è innegabile che sarebbe un ottimo modo per svecchiare l'esecutivo e disfarsi di quelli che le hanno creato parecchi grattacapi. Primo fra tutti, quel Boris Johnson, poco riflessivo ministro degli Esteri che più volte l'ha sfidata sullo scivoloso terreno della Brexit offrendo ricette non richieste che a molti sono apparse come l'anticamera di una richiesta di dimissioni. Quasi a volersi difendere da una possibile estromissione, ieri Johnson, ha scritto che chiunque voglia le dimissioni della May adesso è matto da legare mentre a fianco del Primo Ministro si è schierato anche l'ex leader dei Tories John Major. «Ne ho abbastanza dei comportamenti sleali a cui abbiamo assistito in queste settimane» ha dichiarato. Pur di salvare la sua leadership May è persino disposta a sbloccare miliardi di sterline per preparare il Paese ad una Brexit senza accordi.
Una notizia confermata nel pomeriggio di ieri dal ministro della Giustizia Dominic Raab. «Ci sono dei piani che vanno in questa direzione. Non andiamo in giro a parlarne, vogliamo dare all'Europa un segnale positivo, ma se non dovessimo trovare un accordo, saremo preparati».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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