Mea culpa di Cameron: "Su Brexit ho fallito Ma Johnson. si è comportato in modo orribile"

"Penso ogni giorno a quel voto. Pessima idea uscire dall'Ue senza accordo"

Mea culpa di Cameron: "Su Brexit ho fallito Ma Johnson. si è comportato in modo orribile"

Londra - «Penso ogni giorno al referendum e al fatto che abbiamo perso, alle conseguenze e alle cose che avrei potuto fare diversamente e mi preoccupo terribilmente per quello che accadrà in futuro. Penso che potremmo avere una situazione in cui usciamo dall'Europa, ma siamo ancora amici, vicini, partner. Possiamo arrivarci, ma mi piacerebbe arrivarci velocemente, perché uscire sarà doloroso per il Paese e sarà doloroso assistere a tutto questo». Dal giorno delle sue dimissioni da primo ministro David Cameron non aveva più voluto parlare. Eppure è a lui che la gente ha pensato in questi lunghi anni dopo il referendum del 2016, durante quelle infinite e infruttuose trattative con Bruxelles, è a lui che molti addossano la responsabilità di una Brexit indesiderata. Adesso, alla vigilia dell'uscita del suo libro di memorie «For the record», l'ex premier conservatore rompe il silenzio.

In una lunga intervista al Times racconta dei suoi errori e dei suoi rimpianti, dei rapporti con gli ex amici, dei suoi trascorsi universitari. Spiega perché non si pente di aver indetto il referendum, ma ammette di non aver mai previsto un esito simile e di aver fallito. «Quando mi guardo indietro ho molti rimpianti dice soprattutto sul referendum, dal momento scelto per il voto alle aspettative che ho contribuito a creare e sulle negoziazioni nelle quali ci sono molte cose che avrei fatto in modo diverso». L'ex primo ministro rivela di non essersi reso conto della forza dei sentimenti contrastanti sull'Europa che animavano la sua gente e si dice terribilmente dispiaciuto di aver visto il Paese che ama diviso da profonde lacerazioni e da un clima di costante incertezza in questi ultimi anni. Ma di una cosa non si pente: il referendum andava fatto. «Rinegoziare la nostra relazione con l'Europa era giusto insiste ed era giusto dare la possibilità alla gente di far sentire la propria voce». Dopo il voto, chi aveva scelto di rimanere per strada lo prendeva a male parole, una rabbia che Cameron accetta. «Mi rammarico ancora per il risultato e ammetto che la mia strategia ha fallito». Lo aveva detto subito anche ai leader europei dopo l'esito del voto in una telefonata quasi di scuse ufficiali. Tuttavia le strade per uscire dall'Europa erano più d'una e quella scelta dal nuovo primo ministro Boris Johnson non gli piace affatto. «Quello che hanno fatto Johnson e Gove in questo periodo è terribile. La sospensione del Parlamento e l'espulsione dei Conservatori dissidenti finiranno per rivoltarglisi contro. E sono convinto che l'uscita senza accordo sia una pessima idea». Cameron afferma anche che i due suoi colleghi abbiamo nascosto la verità durante la campagna referendaria. «Quando Boris andava in giro con l'autobus dicendo che i 350 milioni che davamo ogni settimana alla Ue avremmo potuto darli al servizio sanitario nazionale osserva stava facendo un'affermazione inesatta». Con il referendum è finita anche l'amicizia con Michael Gove, braccio destro e alleato che a un certo punto lo abbandonò. «Ci sentiamo di tanto in tanto, non molto. Lo stesso con il primo ministro, ma Michael era un grande amico, è più difficile».

Archiviata la Brexit, il libro offre anche qualche altra notizia più leggera sul passato etoniano del premier che ammette di essersi fatto qualche canna all'università eppoi anche insieme alla moglie Samantha. Peccati di gioventù, quelli sì, facili da perdonare.

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