Coronavirus

"Meglio un'estate prudente. Il virus può ancora far male"

Il fondatore dell'Istituto Negri: "Mascherine, un errore raccomandarle e non renderle obbligatorie al chiuso"

"Meglio un'estate prudente. Il virus può ancora far male"

«La quarta dose ai 60enni? Ai miei due figli ho suggerito di farla subito». A 93 anni il professore Silvio Garattini, fondatore dell'Istituto farmacologico Mario Negri, offre lucidi consigli di uomo superesperto in fatto di vaccini.

E cosa le hanno risposto i suoi figli?

«Non so se seguiranno il mio consiglio. Del resto, anche il governo la raccomanda soltanto, non c'è alcun obbligo».

Non sarebbe meglio lanciare il messaggio a settembre, con il nuovo bivalente che protegge anche da Omicron?

«Meno circola il virus e meglio è. In questo momento di espansione pandemica chi lavora in luoghi chiusi, chi prende mezzi pubblici o entra in contatto con molte persone tutto il giorno, dovrebbe proteggersi subito con il richiamo, che poi è una mezza dose».

Non sarà il flop di mezza estate?

«Lo sapremo solo tra qualche settimana. Ma ritengo che possa essere utile invitare a tutti coloro si trovano in situazioni di rischio contagio a fare il secondo richiamo».

Però solo poco più di due ottantenni su 10 hanno fatto il secondo booster che per loro può essere un salvavita.

«È vero. Anche io non l'ho ancora fatto, sono sempre in giro. Però ora mi affretterò, appena torno a casa. A mia discolpa posso dire che ho fatto la terza dose tre mesi fa».

Molti italiani si sono addirittura fermati a due dosi di vaccino.

«Per l'esattezza un quarto della popolazione vaccinabile. E non va bene perché la terza dose è importantissima. Così come la prima e la seconda. Milioni di italiani non sono ancora protetti a dovere, mentre dovremmo ridurre il numero di persone che si possono contagiare».

Era stato detto che dopo la terza dose la nostra memoria immunologica ci avrebbe protetto almeno per un anno...

«Sappiamo che i linfociti T durano di più degli anticorpi, ma non sappiamo per quale durata. Purtroppo si tratta di un virus che non conosciamo a sufficienza. Per questo dobbiamo stare ancora molto attenti e molto prudenti. Mi ricordo quando ad aprile si diceva che con il caldo sarebbe andato tutto bene...».

Quindi lei metterebbe altri paletti?

«Beh, sicuramente non avrei permesso i concerti di 70mila persone urlanti in piena fase pandemica. Poi avrei tenuto l'obbligo delle mascherine al chiuso».

Si riferisce ai luoghi di lavoro?

«Nel nostro istituto è obbligatoria. Ma credo che governo e parti sociali abbiano fatto un grande errore nel raccomandarla e non mantenere l'obbligo. Più cerchiamo di diminuire la circolazione del virus e meno c'è il rischio che si presenti una variante più aggressiva».

Ma il virus non dovrebbe depotenziarsi con il tempo?

«Troppi esperti prevedono cosa succederà. Ma con il Covid non si può fare gli indovini. Bisogna stare molto attenti, mantenere un comportamento di grande prudenza e non dimenticare mai le regole igieniche, come il lavaggio mani».

In Europa siamo i più rigoristi. Con altri giri di vite rischiamo di far scappare anche i turisti.

«O decidiamo di lasciare andare le cose come vanno o mettiamo un po' di regole per limitare la diffusione del virus. Io credo che sia meglio avere un atteggiamento di prevenzione forte, piuttosto che di laissez faire. Avere 100mila infezioni al giorno significa che i contagiati devono stare a casa, che non vanno a lavorare».

Infatti molti chiedono di lasciar liberi gli asintomatici.

«Sembra siano meno infettivi e per pochi giorni. Ma non lo sappiamo con certezza. Bisognerebbe fare degli studi per capirlo con esattezza. E capita molto spesso che chi non ha sintomi si negativizzi in pochi giorni.

Si spera che non ne approfitti per restare a casa più del dovuto».

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