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Meloni: 30 miliardi per il caro bollette. Tensione con Salvini sul nodo deleghe e Comitato del Mare

Il premier: sì a nuove trivelle. Famiglie e imprese la priorità. Musumeci nel mirino della Lega. E salta la struttura per il Sud

Meloni: 30 miliardi per il caro bollette. Tensione con Salvini sul nodo deleghe e Comitato del Mare

Dopo due ore di Consiglio dei ministri, quando sono ormai passate le otto e mezzo di sera, Giorgia Meloni si presenta in conferenza stampa e quantifica quello che sarà l'impegno italiano contro il caro energia. La Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza appena approvata, spiega, prevede 21 miliardi di extradeficit che saranno tutti destinati al caro energia. Nella Nadef, aggiunge, «abbiamo previsto un indebitamento netto al 4,5% che poi va a calare fino al 3% nel 2025». E questo «ci consente di liberare 22-23 miliardi che intendiamo usare in via esclusiva per il caro energia». In totale, spiega, «con la Nadef individuiamo 30 miliardi per il caro energia fino al 2023». La priorità, insomma, è quello di «mitigare» gli effetti del caro energia su famiglie e imprese. È su questi due fronti, dice il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che «si concentra larga parte degli interventi con un approccio prudente, realistico e sostenibile».

Una partita che, insiste la premier, non va «affrontata solo sul piano emergenziale» ma con un approccio «di prospettiva», così da «mettere in sicurezza famiglie e impianto produttivo». E in questo senso Meloni annuncia un'altra misura, da introdurre con un emendamento all'attuale decreto aiuti ora in fase di conversione. E cioè «la possibilità di liberare alcune estrazione di gas italiano facilitando le concessioni in essere e immaginandone di nuove». «In cambio - dice Meloni - chiederemo ai concessionari che dovessero aderire di mettere a disposizione da gennaio tra uno e due miliardi di metri cubi di gas da destinare ad aziende energivore a prezzi calmierati».

Poi, certo, c'è la consapevolezza che al momento «è difficile fare previsioni attendibili». Per questo, mette le mani avanti Giorgetti, «siamo pronti anche all'eventuale rischio recessione». D'altra parte, gli fa eco la premier, «la speculazione ora è scesa, ma non durerà se non si interviene».

Il messaggio che arriva da Palazzo Chigi, insomma, è quello di un governo che si sta concentrando sul caro energetico, decisamente il dossier più delicato che deve affrontare il nuovo esecutivo. Restano invece sullo sfondo le tensioni interne alla maggioranza, legate all'attribuzione delle deleghe tra i diversi ministeri e alla creazione di due Comitati interministeriali istituiti presso la presidenza del Consiglio. Meloni, infatti, è decisa a fare il possibile per accentrare su Palazzo Chigi i dossier più delicati, così da poter gestire in prima persona le partite chiave. Una strategia, è la convinzione di diversi big della Lega, che punta soprattutto a ridimensionare Matteo Salvini. Che, in effetti, da ministro delle Infrastrutture si è ritrovato politicamente circondato. Con il ministro del Mare, Nello Musumeci, ad insidiarlo sul fronte porti. E con il ministro degli Affari europei e del Pnrr, Raffaele Fitto, legittimato a mettere bocca sulla tempistica del Recovery, la cui parte più corposa è proprio in capo al ministero guidato dal leader della Lega. Non è un caso che ieri si sia registrato un discreto braccio di ferro sull'istituzione dei Comitati che fanno capo a Palazzo Chigi. Quello per il Made in Italy nel mondo è passato con relativa facilità, mentre decisamente più complessa è stata la partita che ha riguardato il Comitato per le politiche del mare e quello per il Sud. Secondo la Lega, due strumenti per dare forza e ruolo a Musumeci, che non avrebbe deleghe chiare. Di qui la resistenza di Salvini. Sul fronte mare - che tecnicamente si legge «porti» e «capitanerie», ma politicamente vuol dire immigrazione - il vicepremier non vuole infatti arretrare di un passo. Tanto che proprio ieri sera, rivendicava il successo del governo con la stretta sulle navi Ong.

È finita con un pareggio. Con il Comitato per il Sud che è saltato in corso d'opera, e il Comitato per il Mare che ha invece avuto il via libera del Consiglio dei ministri.

Il primo atto di un braccio di ferro che tra Meloni e Salvini potrebbe avere strascichi già nelle settimane a venire.

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