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La Meloni ferma: "Fdi più utile dall'opposizione". Dubbi degli ex An

La leader di Fdi ribadisce: "Non siamo ottimisti su governi che mettono insieme tutto e il loro contrario". Avrebbe appoggiato Draghi solo in caso di esecutivo "a tempo" per il Recovery

La Meloni ferma: "Fdi più utile dall'opposizione". Dubbi degli ex An

«Non comprendiamo perché gli italiani non possano votare e scegliere chi li deve rappresentare e governare. E soprattutto non siamo ottimisti su governi che mettano insieme tutto e il contrario di tutto».

Non è una scommessa facile quella di Giorgia Meloni. Il suo «no» al governo Draghi le sta attirando gli strali di alcuni commentatori, fermi nel liquidare questa strategia come il riflesso condizionato di chi è abituato a restare rinchiuso nel recinto della destra. La replica della presidente di Fratelli d'Italia è decisa: non è ammissibile che non si possa affidare al popolo la decisione di chi ci deve governare.

I gruppi parlamentari sono uniti sulla linea della dirigenza e appoggiano senza se e senza ma la Meloni. L'unico dubbio ha attraversato il partito quando qualcuno ha prospettato l'ipotesi di un esecutivo a tempo limitato, incaricato unicamente di gestire il Recovery Plan. Ipotesi che lo stesso Mario Draghi ha escluso nell'incontro con la delegazione di FdI, spazzando via così ogni dubbio residuo. Perplessità arrivano invece dagli ex An, oggi non più in Parlamento, ma che hanno vissuto la storia recente della destra italiana e il salto di qualità» governativo avvenuto nella Seconda Repubblica. «Dispiace che il nostro appello a Giorgia Meloni sull'opportunità di votare la fiducia al costituendo governo Draghi sia stato commentato da autorevoli dirigenti di Fdi con soli insulti. Ci preme sottolineare, ancora una volta, che il nostro ragionamento era ed è basato su considerazioni esclusivamente politiche. Ed è su queste che bisognerebbe confrontarsi opponendo tesi a tesi, posizioni a posizioni. Anche perché con lo spirito da caserma, in politica non si va lontano», dichiara Viviana Beccalossi, consigliere regionale e presidente nazionale di Rifare Italia, uscita da Fdi nel marzo del 2018.

Chi guarda avanti e stempera anche il focus sulle divisioni interne al centrodestra è la stessa Giorgia Meloni. «Ovviamente mi dispiace, però è giusto che ciascuno faccia le scelte che considera giuste. Il centrodestra, in ogni caso, alla fine governerà insieme questa Nazione se gli italiani lo vorranno. Ma di questo sono convinta: abbiamo superato altre fasi difficili e supereremo anche questa», dice la leader di Fratelli d'Italia al Tg2. Il rischio di rimanere isolati non la preoccupa particolarmente. «Guardi, dipende da chi. Sicuramente sarò isolata dal mainstream e me sono accorta dai giornali di questi giorni. Ma se avessi dovuto prendere le mie decisioni sulla base di quello che volevano molti di quelli che combatto, francamente avrei smesso di fare politica molto tempo fa».

Giorgia Meloni prefigura uno scenario che finirà per riguardare il centrodestra «di governo», la possibile condivisione di scelte indigeste. «Ogni volta che si arriverà a un tema divisivo, il governo se ne tirerà fuori e farà decidere al Parlamento. E chi vince al voto parlamentare? La sinistra. Il centrodestra è minoritario in questo Parlamento, con o senza Fratelli d'Italia al governo. Stare all'opposizione, invece, costringe il governo a mediare.

Per questo è molto più significativo e utile alle idee del centrodestra che Fdi stia fuori: credo che sia doveroso dare rappresentanza a quella parte di cittadini, non solo di centrodestra, che non sarà d'accordo con tutte queste forzature».

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