Il mentore di Conte insegna ai legali la dottrina Lgbt

La lectio magistralis di Alpa aprirà il corso sull'"avvocato inclusivo" e i diritti delle minoranze

Il mentore di Conte insegna ai legali la dottrina Lgbt

Ci mancava solo «l'avvocato inclusivo», esperto dei diritti del mondo LGBTIQ+ e delle «etnie diverse dalla maggioranza della popolazione». Un legale che abbia «la capacità di valorizzare e attrarre i talenti e comprendere l'evoluzione del mercato e dei clienti». Andiamo verso un mondo in cui la legge non sarà uguale per tutti, ma alcuni clienti saranno «più uguali» di altri e gli studi legali dovranno specializzarsi nella «difesa dei diritti fondamentali», nelle «problematiche legate alla discriminazione sessuale» e contro «gli stereotipi del linguaggio». Ecco spiegato perché il nuovo corso del Consiglio nazionale forense dedicato al tema - che inizierà domani alle 14.30 - è andato esaurito. Non tanto per i 18 crediti formativi che spettano a chi segue in corso, ma anche per il parterre dei relatori come Stefania Stefanelli dell'Università di Perugia, Vincenzo Miri, Presidente di Avvocatura per i diritti LGBT - Rete Lenford e Hilarry Sedu, avvocato napoletano di origine nigeriana consigliere dell'Ordine degli Avvocati partenopeo, recente protagonista di uno spiacevole episodio in Tribunale, con un giudice onorario che gli ha chiesto: «Ma lei è laureato?».

Ad aprire le lezioni sarà però la lectio magistralis di Guido Alpa, presidente emerito del Consiglio nazionale forense e mentore personale dell'ormai ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. A pensar male si fa peccato, ma non è un caso che proprio il governo giallorosso avesse messo in cima alle sue priorità la legge Zan, già approvata in uno dei due rami del Parlamento, che potrebbe istituire il reato di «omotransfobia» per chiunque discrimini qualcuno basandosi «sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere». Come ha fatto il giudice onorario che non ha riconosciuto il legale di colore. È chiaro che parliamo di un reato certamente odioso per chi lo subisce. Ma così come è stato formulato, secondo molti osservatori, lascia un'ampia discrezionalità dei giudici. Per cui persino chi contesta pratiche odiose come l'utero in affitto, sostenendo che un bambino ha diritto a una mamma e a un papà, rischia un'accusa di omotransfobia.

L'iniziativa del Cnf ha scatenato la reazione immediata dell'associazione Pro Vita e Famiglia onlus, che vede il corso come un «indottrinamento» dei professionisti forense secondo la «propaganda arcobaleno» che rischia di diventare «lo specchio della sopraffazione ideologica» anche nelle aule di tribunale. «Quindi chi non si adegua a questa visione dottrinale è destinato all'insuccesso e al fallimento?», si chiedono Toni Brandi e Jacopo Coghe.

Il corso del mentore di Conte è solo

l'antipasto di come le aule di tribunale potrebbero trasformarsi in processi contro appunto «gli stereotipi del linguaggio». Come direbbe Gilbert Keith Chesterton «prosegue la grande marcia della distruzione intellettuale».

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