La Merkel vuole decidere anche sul dopo Expo

La cancelliera a Milano vede Renzi e si informa sul futuro del sito Faccia a faccia su Grecia e immigrati. Fischi e applausi per entrambi

La Merkel vuole decidere anche sul dopo Expo

Urla. Fischi. Tentativi di selfie e applausi. Un po' di tutto e di tutto un po'. Angela Merkel & Matteo Renzi. Ma lei più di lui. Centinaia di persone sul percorso dell'Expo cercano di salutarla, scattano foto, allungano la mano per un'improbabile stretta. Manco la signora in pantalone bianco e giacca blu fosse Papa Francesco sceso dalla papamobile. La cancelliera sta al gioco, si ferma qua e là, contraccambia con sorrisi non di circostanza. E scruta l'aria nervosa quando la contestazione ha il sopravvento con fischi prolungati, «buu» corali che si allungano come elastici, urla scomposte. Quelle più taglienti però scansano il premier tedesco e centrano il suo collega italiano: «Buffone, buffone» e un clamoroso ma solitario «Renzi pezzo di m.», che passa sulla faccia del capo del governo italiano come una nuvola carica di pioggia.

Dieci, quindici minuti: un bagno in mezzo ala folla. Il tempo di andare dal padiglione tedesco a quello italiano. E durante la passeggiata la Merkel ha chiesto notizie sui programmi per il dopo Expo. Una domanda dal tono inquisitorio che Renzi ha subito stoppato: «Siamo stati in tempo per Expo e lo saremo anche per il futuro». È il momento clou di una visita breve, senza contatto con i giornalisti né dichiarazioni ufficiali. Una visita che frau Merkel ha anticipato, stringendo i tempi, perché oggi vuol essere a tutti i costi al Bundestag, il parlamento tedesco per un voto che si annuncia difficile sul terzo piano di aiuti alla Grecia di Alexis Tsipras. La Merkel e il suo potente ministro delle finanze Wolfgang Schauble hanno accettato una sorta di compromesso, riforme spalmate su tre anni in cambio di un pacchetto da 86 miliardi, ma l'ala più conservatrice del suo partito non ne vuol sapere e annuncia un voto contrario. Meglio seguire da vicino le operazioni per scongiurare colpi di mano, anche se le misure dovrebbero passare con la fronda dentro la Cdu ma con l'appoggio di verdi e socialdemocratici. E poi, sul tappeto, c'è l'eterna questione profughi che dilania le fondamenta della Ue, con molti Paesi che non vogliono accogliere un profugo che sia uno.

Renzi e la cancelleria hanno affrontato queste questioni più volte nelle ultime settimane, ovvio che anche il meeting sulla vetrina dell'Expo sia l'occasione per parlare di questi temi.

Ma per la lady più potente d'Europa è anche un giorno di riflessione, una sorta di prova popolare sul fronte italiano, dopo la sterzata moderata degli ultimi giorni. «Non vogliamo un'Europa tedesca – ha detto lei in tv alla Zdf – e non mi pare che siamo isolati». La folla non conosce tutte le sottigliezze della politica e della diplomazia, ma il test di Expo dà ragione a frau Angela. E anche Matteo Renzi, a fine giornata, può dirsi soddisfatto: «È andata bene». La prima standing ovation l'accoglie all'arrivo davanti al padiglione Zero. Sorrisi e ciao ciao ai presenti, il grande pubblico snobba invece il marito Joachim Sauer che per una volta è con lei. È solo l'antipasto di quel che si scatena più tardi quando la Merkel e Renzi, seguito dalla fiammeggiante consorte Agnese, in rosso, escono dal padiglione tedesco e si dirigono verso Palazzo Italia. Decine di telefonini cercano di catturare il passaggio dei due, i contestatori si appostano in angoli ritenuti strategici, qualcuno si emoziona, turisti che non sanno nulla chiedono spiegazioni ai più informati. E le scorte devono lavorare per fermare l'assalto: «Ma proprio oggi – affermano alcuni agenti – doveva venire tutta questa gente?». Anche il ministro dell'Agricoltura Francesco Martina sfrutta in qualche frangente la sua altezza per regolare il traffico che rischia di impazzire.

Angela Merkel pare a suo agio in quel frastuono, come una diva ad un concerto rock. Renzi si prende le sue dosi di fischi e critiche al coltello, ma pure il solito ritornello di frasi da calendario beneaugurale: «Dai Matteo», «Renzi non mollare» e via elencando. Davanti allo schermo delle borse alimentari di tutto il mondo, il premier italiano estrae lo smartphone e controlla lo spread . Per un attimo il partito dei gufi pare avere il sopravvento con urla e fischi da stadio. Ma sono istanti lunghi come spilli.

Poi i battimani riprendono e il rumore di fondo è quello di un grande caos. Prima della cena che mette tutti d'accordo con un menu italiano: paccheri con zucchine in fiore e ombrina al vapore. Per il brindisi, infine, bollicine trentine con un brut di ascendenza renziana: Orgoglio Italia.

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