Messico, ucciso in auto l'imprenditore italiano del resort extra lusso

Poliglotta e autore di libri sui Maya, Raphael Tunesi gestiva un hotel. L'ombra del racket

Messico, ucciso in auto l'imprenditore italiano del resort extra lusso

San Paolo. «È un crimine assurdo, Tunesi non aveva problemi con nessuno, non frequentava nessuno di strano, era amato dalla comunità ed era un eccellente persona e cittadino». Si sfoga così Enrique Romero, celebre giornalista messicano, direttore della tv Jaguar, che conosceva bene Raphael Alessandro Tunesi, un imprenditore turistico italiano ma, soprattutto, uno studioso della cultura Maya ucciso l'altroieri in Chiapas.

Nato a Monaco di Baviera, Raphael era un cittadino del mondo e da 21 anni viveva in Messico, dove aveva sposato Elisabeth, che gli aveva dato tre bellissime figlie. È stato colpito da tre colpi di pistola alla testa mentre andava a prendere una delle figlie a scuola, come faceva ogni giorno, alla guida della sua auto, una Bmw nera.

Purtroppo non ha mai raggiunto il collegio «El Escriba» di Palenque, dove studia sua figlia, ma intorno alle 14 locali, dopo essere stato colpito da due sicari in moto che gli avevano dato la caccia su una strada sterrata, ha perso il controllo dell'auto, schiantandosi contro un albero. Inutile la corsa dell'ambulanza all'ospedale locale, mentre i suoi killer abbandonavano la moto in una zona ecoturistica nota come «La Cañada», molto vicina al luogo dell'agguato.

A Palenque, la città di 50mila abitanti a 130 km a sud di Ciudad del Carmen dove viveva, Tunesi lo conoscevano tutti e lo chiamavano con un soprannome affettuoso, per sottolineare le sue origini, «Ël Italiano». Il suo Boutique Hotel Quinta Cha Nab Nal, che gestiva come direttore generale da oltre 12 anni, è infatti un vero orgoglio della zona, il migliore in assoluto, famoso in tutto il mondo per il suo fascino e la sua esclusività. Nell'hotel sono stati girati numerosi film e le camere sono ispirate ai templi maya. Un punto di partenza ideale per chi vuole visitare il sito archeologico di Palenque, o come lo chiamano in queste zone «Las Ruinas», distante appena 2,2 chilometri dall'hotel e che contiene alcune delle più belle opere di architettura e scultura che i Maya abbiano mai prodotto.

Ieri gli imprenditori e i dipendenti dell'industria alberghiera di Palenque hanno indetto una manifestazione per protestare contro l'insicurezza, chiedendo che venga applicato tutto il peso della legge per punire i due autori materiali e i mandanti dell'omicidio del nostro connazionale.

Amante della cultura e noto epigrafista, Raphael sapeva leggere con facilità i glifi maya e «parlava il dialetto cho'l, che conoscono solo 55mila persone al mondo, come se fosse la sua lingua madre», scriveva ieri il quotidiano messicano El Universal.

Poliglotta e autore di diversi libri in Italia sulla cultura degli antichi abitanti del Messico, uno dei quali, «L'Arte Maya», scritto per Giunti editore insieme ad Antonio Armi, americanista che insegna Civiltà Precolombiane all'Università degli Studi di Milano, oltre a essere un imprenditore turistico di successo teneva anche molte conferenze, era esperto d'arte e conosceva molti intellettuali in Messico. Lo scorso anno aveva partecipato al forum «Messico-Italia 500 anni di dialogo culturale», organizzato dal ministero della Cultura, sulle relazioni tra l'Italia e il Messico dalla conquista a oggi.

Molta la commozione in Messico, soprattutto tra gli amici. «Mio carissimo Rapha: un uomo con la tua umanità e la tua generosità meritava altro. Non so da dove cominci o dove termini questo dolore», ha detto ieri uno di loro, Jorge Pérez De Lara. L'ipotesi più accreditata dagli inquirenti è che dietro il suo omicidio ci sia il racket. Da tempo, infatti, la criminalità organizzata chiede ai negozianti e agli imprenditori messicani il pagamento del cosiddetto «derecho de piso», il nostro «pizzo».

E sempre più imprenditori che si rifiutano di piegarsi a queste estorsioni vengono minacciati e, purtroppo, uccisi. Una piaga dilagante che ha contagiato anche le zone frequentate da stranieri, come la splendida Palenque che Raphael amava tanto.

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