Meta censura i profili dello scultore "Jago". Il nudo dell'arte manda in tilt l'algoritmo

Account limitati dopo la pubblicazione delle foto della sua ultima opera "La David". Il paradosso dei social ignoranti

Meta censura i profili dello scultore "Jago". Il nudo dell'arte manda in tilt l'algoritmo
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Io una volta postai L'origine del mondo di Courbet e Facebook mi bloccò l'account per una settimana, per oscenità. Potevi opporti, dirgli guarda che vi siete sbagliati, il problema è che lo dici a un algoritmo. E sto parlando di dieci anni fa, credevo che nel frattempo le cose fossero cambiate, invece siamo sempre lì: la censura algoritmica continua a non distinguere tra pornografia e arte. Ok le scemenze complottiste, le truffe, i video di idioti che si infilano cocomeri in testa, estremismi ideologici di ogni tipo, ma va nel panico davanti a un pezzo di marmo.

Insomma, signore mie, è successo di nuovo, questa volta a Jago, lo scultore internazionale che ha avuto l'ardire di postare il suo David per annunciare un'esposizione a Taormina. L'algoritmo di Meta si è sentito turbato, ha stretto le perle come una zia bigotta e ha oscurato il profilo rendendolo invisibile a chi non era già follower.

Paradosso: le linee guida ammettono il nudo artistico, segnalando un nudo di marmo come se fosse una minaccia alla salute pubblica, sembra che Meta sia rimasta al 1564, quando il Concilio di Trento fece mettere le mutande al Giudizio Universale di Michelangelo (e il povero Daniele da Volterra si è beccato per sempre il soprannome di "braghettone").

Non è la prima volta: erano già stati colpiti i Rubens, l'Accademia di Parigi, persino la Sirenetta di Copenaghen, che in confronto a certi selfie di palestra sembra una statua vestita da suora. Che vi devo dire, Meta nel tempo sta costruendo un museo parallelo, il museo delle opere proibite dall'algoritmo, la Controriforma digitale, un Louvre al contrario dove i capolavori non si ammirano, si oscurano.

Intanto Jago, che ha esposto nel mondo intero e inaugurato un museo nel rione Sanità, viene trattato come fosse Pablo Escobar (neppure, Escobar ha molti fan sui social, anche perché non ci sono foto di lui nudo). L'arte ridotta a pornografia dal software di un social network che intanto permette a chiunque di diffondere teorie deliranti sui vaccini o vendere integratori miracolosi.

Mi resta comunque una domanda rivolta a Zuckerberg: con tutto lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, che si addestra sui social, e perfino nelle chat di WhatsApp,

state ancora usando come algoritmo quel Savonarola digitale che reagisce come una volta Oscar Luigi Scalfaro di fronte a una signora troppo scollata al ristorante? Mark, vuoi passare alla storia come il nuovo braghettone?

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