La mia giornata di sabato è stata particolare, perché alle ore 14 sono stato vaccinato. Due giorni prima, con una mail, il medico di base di Corso Francia, dove io abito, mi aveva informato che sarei stato vaccinato verso le ore 14 di sabato 13 nella Asl di Via Gorizia e che, pertanto, alle 13.39 mi sarei dovuto trovare al cancello di ingresso con i tre moduli di Pfizer, Moderna, Astra Zeneca, tutti eguali: io avrei dovuto compilare quello del vaccino che mi sarebbe stato assegnato; le cartelle cliniche e la lista e i medicinali che assumevo. Potevo essere accompagnato da una persona, data la mia età. Essendo via Gorizia però molto distante dalla mia abitazione, anticipai alle ore 12 il pranzo quotidiano. Alla 12.50 uscii di casa accompagnato da un mio giovane collaboratore, che abita di fianco a me, e guida la mia automobile. Trovato un parcheggio di fortuna, al cancello del cortile in cui si trova il grande edificio della Asl giungemmo con un piccolo anticipo. Un giovanotto mi diede il numeretto e ci informò che mi toccava il vaccino Pfizer, un altro ci guidò all'ingresso, alla sala di attesa generale: le vaccinazioni avvenivano a pianterreno. L'area era spaziosa, c'erano molti anziani, si capiva che avevano ottanta e più anni. Donne minute, di piccola statura un po' curve, vestite in modo semplice, dignitoso, al cui fianco vi erano uomini più alti, anche loro curvi, della stessa fascia d'età, tutti con la giacca e i pantaloni, nessuno con jeans e maglione. Tutti con la mascherina in regola, attenti e disciplinati, con il modulo in mano. Tra chi entrava, e i molti che uscivano, si sentiva solo qualche bisbiglio, un flusso tranquillo, veloce. Un altoparlante chiamò il mio numero, un altro giovane ci guidò alla sala di attesa specifica, davanti alle stanze in una delle quali stanze sarei stato vaccinato. Alle 14 entrai in quella della vaccinazione, il mio accompagnatore posò il plico di carte sulla scrivania dietro a cui sedeva il medico, un anziano in camice bianco, e uscì. C'era anche un giovane, anche lui in camice bianco, a cui l'anziano spiegava le procedure che stava seguendo. Il medico, cortese, mi faceva le domande di chiarimento a complemento di ciò che leggeva in tutti quei fogli, su cui segnava le crocette, di sua competenza e spiegava al giovane il le conclusioni da trarre. Poi un puntura rapida, di cui quasi non mi accorsi, breve indicazione al giovane di come rilasciare, tramite la stampante, il documento che mi sarebbe servito il 3 marzo, per la seconda dose. Alle 14 e 10 venivo guidato a una saletta per sostare 15 minuti, assieme ad altri appena vaccinati. A casa, la sera, sino a oltre mezzanotte non andai a dormire, perché sapevo che gli eventuali sintomi di complicazioni potevano emergere soprattutto nelle prime sei ore. Poi crollai nel sonno, mi svegliai tranquillo.
Mi era andata bene, anche la seconda giornata è stata tranquilla. Mi sono domandato se per tutti è così semplice. Ci sono persone che non hanno aiuto. Spero che il sistema del vecchio Piemonte disciplinato pensi anche a loro.
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