"Con le mie cicatrici sono una bellezza unica. E ora ho fame di vita"

La triatleta colpita dalla meningite: "Sogno i Giochi. Il mio libro è anche lacrime e rabbia"

"Con le mie cicatrici sono una bellezza unica. E ora ho fame di vita"

Sembrava una serata qualunque a casa di mamma, una cena con gli amici, adolescenti come lei, i saluti sulla porta e quella strana fitta dietro la spalla e poi sul polpaccio. Invece il 27 aprile 2011 era il giorno che cambiava per sempre la sua vita. Veronica Yoko Plebani, 24 anni, è stata colpita a 15 da una meningite batterica fulminante di tipo C. Spiega: «Quando respiri il meningococco, un batterio killer, il corpo decide di difendersi portando tutto il sangue che ha agli organi principali a partire dal cuore. Questo ti lascia delle cicatrici che sono come ustioni». Ha venti possibilità su cento di sopravvivere, ma ce la fa. Diventa campionessa di paracanoa e paratriathlon, nuoto, bicicletta e corsa, si laurea in Scienze politiche e Sociali internazionali con una tesi sulle pari opportunità, scrive per Mondadori un libro-diario della sua vita fin qui Fiori affamati di vita. Proprio come lei.

Perché il nome Yoko dopo Veronica?

«Perché in giapponese vuol dire bambina solare, allegra e positiva. Mia mamma è buddista e innamorata della cultura orientale».

Da dove nasce questa voglia di raccontarsi in un libro in modo così doloroso?

«Ero stanca di essere raccontata per le cose positive che rappresento e per le battaglie che ho affrontato. È giusto se possono essere da stimolo per altri che lottano, ma io volevo raccontare che sono una ragazza come tutte, che ha giorni duri, che non ho vissuto il mio dramma sempre con il sorriso stampato sulla faccia come una macchinetta. Ci sono anche le lacrime, la rabbia, lo sconforto, tutte le mie fragilità».

Ha detto: «Con le cicatrici sono una bellezza unica, senza sarei una bellezza banale».

«Non è stato facile apprezzare le mie cicatrici ma alla fine mi hanno aiutata ad amarmi ancora di più».

E anche: «La malattia è stata l'occasione di fare una vita straordinaria».

«È stata l'occasione di girare il mondo, di conoscere tantissime persone, di vivere bellissime esperienze e, qualcosa che non mi aspettato mai nella vita, di essere ispirazione per qualcuno. Ovvio che se potessi tornare indietro non sceglierei la strada della malattia».

E poi: «Il corpo è un iceberg con una stupefacente riserva di risorse».

«Ha una complessità capace di spingerci ad arrivare molto più in fondo di quello che sembra. Difficile immaginare quante cose bellissime può fare il corpo anche quando ha ha dei difetti».

Cosa le manca della Veronica di prima?

«Prima ero piccola, difficile paragonare con adesso. Mi manca la spensieratezza di quell'età e sicuramente mi mancano i piedi. Quelli, per me che da piccola sognavo di fare la ballerina, mi mancano tantissimo»

E della nuova Veronica cosa le piace?

«L'impegno che ci metto nel fare le cose, la voglia di farle sempre bene».

Cos'ha paura di perdere?

«L'energia, questa fame di vita che ho».

Ai ragazzi che dicono: ci hanno rubato il futuro cosa dice?

«Di avere coraggio: abbiamo un sacco di forza, di idee belle, la possibilità di creare un futuro meraviglioso. Mai perdere la speranza ma bisogna metterci anche tanto impegno».

Quante volte l'hanno associato a Bebe Vio?

«Ogni giorno. Sapesse la fatica Per carità, per me Bebe è grande. È un onore essere associata a lei. Però che fatica»

In che senso?

«Una volta ero in aeroporto con la mia squadra e avevo appena finito di dire a un mio amico, hai visto? stavolta nessuno mi ha scambiato per Bebe. Mi si avvicina un signore che mi dice, mio nipote è un tuo grandissimo fan, fai scherma vero? e io: noooooooo. Non ci sarà mai fine a questa cosa»

E Bebe cosa dice?

«Siamo nella stessa associazione, ne abbiamo combinate di ogni insieme, dallo sport alle vacanze. Quando le racconto che mi scambiano per lei ridiamo come matte».

Un desiderio per il 2021?

«Mi piacerebbe arrivare alle Olimpiadi di Tokyo. E fare delle belle vacanze. Vivere come un fiore affamato».

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