Migranti, accoglienza in tilt. Tutti i numeri del fallimento

Centri chiusi e inagibili, disparità tra le regioni ecco le promesse non mantenute nel piano del governo

Migranti, accoglienza in tilt. Tutti i numeri del fallimento

Che le politiche migratorie del nostro paese siano in uno stato agonizzante è sotto gli occhi di tutti. Persino dello stesso Renzi. Che starebbe pensando di accentrare la gestione dell'emergenza nelle mani del governo. Le falle sono disparate e l'esecutivo, oltre ad assistere inerte alle continue ondate di sbarchi minimizzando l'emergenza, ha fatto poco per eliminarle.

L'ennesima autocertificazione del fallimento della gestione dei migranti è scritta nero su bianco sull'ultimo dossier statistico della commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dei migranti basato sui numeri del Viminale.

Numeri che parlano chiaro. I migranti sbarcati dal 1 gennaio al 7 ottobre 2016 sono 143.184, il 5,54% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. La gestione degli arrivi è schizofrenica, la redistribuzione è squilibrata, i richiedenti asilo spesso entrano in un limbo infinito in attesa di approvazione, vivono in strutture fatiscenti e rimangono nel nostro paese anche quando la loro richiesta viene rigettata. Questo perché le commissioni per il diritto d'asilo sono pochissime; i centri di identificazione e di espulsione non funzionano; la capienza delle strutture di prima accoglienza è minore rispetto al numero di ospitati. Ma non solo. Entrando nel dettaglio si evince che il mantra dell'accoglienza democratica è in parte smentito dai fatti. Perché se a guidare la classifica delle regioni con la maggiore percentuale di migranti sono la Lombardia e la Sicilia (rispettivamente il 13% e il 9%), il «ricco» Friuli si ferma invece al 3%, cioè 4.800 migranti; la rossa Umbria al 2% con soli 3mila profughi ospitati, le province autonome di Trento e Bolzano all'1% ciascuna; per finire con il fanalino di coda della Valle d'Aosta ferma allo 0,2%. Insomma, se una redistribuzione dei migranti esiste, di certo è realizzata male. E che dire dei Centri di identificazione ed espulsione? Quelli di Bologna e di Milano sono chiusi, quello di Crotone è inagibile così come quello di Bari per lavori, quello di Gorizia è chiuso a causa di danneggiamenti, quello di Torino ha una capienza ridotta, lo stesso a Caltanissetta.

Alcune strutture temporanee poi hanno più immigrati che posti a disposizione. Un esempio su tutti? In Lombardia la capienza complessiva è di 15.400 ma le presenze effettive sono 16.297 in tutte le province lombarde.

Diverse criticità vengono rilevate invece per il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati in alcune regioni del Centro-Sud, soprattutto in Calabria, Campania e nel Lazio. Le richieste d'asilo di quest'anno fino al 26 agosto poi sono state bocciate con una percentuale del 59% pari a quasi 35mila persone, mentre un altro 4% di profughi (più di 2mila persone) risultano irreperibili. E a ciò si aggiunge il fatto che la percentuale di richieste d'asilo rigettate, in un anno, è salita dal 50% al 59%.

Il capitolo dei rimpatri poi è focale ed è strettamente connesso. Gli stranieri rintracciati in posizione irregolare dal primo gennaio 2016 al 31 luglio 2016 sono 22.527 ma solo 10.131 sono stati effettivamente allontanati. Insomma, quali altri dati servono per capire che il governo deve cambiare strada? Non è dato sapere. O forse basta prendere il Cara di Mineo, uno dei centri di accoglienza più grandi d'Europa diventato un ghetto privo di controlli dove si spaccia, si esercita la prostituzione e il caporalato, per capire dove sia la risposta. Pochi giorni fa, il parlamento ha bocciato due mozioni distinte, una del M5s e una di Sel, che ne chiedevano la chiusura. Non bastano lo scandalo Mafia Capitale e le inchieste delle procure di Roma, Caltanissetta e Caltagirone che hanno evidenziato anche un presunto numero «gonfiato» di presenze di migranti per far lievitare i compensi alle ditte impegnate nei servizi del centro di accoglienza.

«Su Mineo casca il Governo», disse Buzzi ai pm. Il governo non è cascato e anzi tiene in vita Mineo, feudo del Nuovo Centro Destra di Alfano dove alle ultime Europee ha preso il 39% di voti rispetto a una media nazionale del 4%.

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