Migranti, no dei giudici al Viminale

Stop al ricorso contro l'iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo

Migranti, no dei giudici al Viminale

Un altro stop dei giudici a Matteo Salvini. Il tribunale di Bologna ha respinto il ricorso del Viminale contro l'ordinanza che aveva imposto al Comune di Bologna di iscrivere all'anagrafe una richiedente asilo, in contrasto con quanto previsto dal decreto sicurezza. I giudici hanno ritenuto inammissibile il reclamo del ministero dell'Interno, «ed è una vittoria del diritto in tempi bui per la nostra democrazia», dice Antonio Mumolo, avvocato della richiedente asilo armena che in base al decreto Salvini si era vista rifiutare la residenza a Bologna e dunque aveva impugnato il diniego in tribunale.

I giudici le avevano dato ragione, imponendo all'amministrazione comunale di iscrivere la donna. Il comune non aveva fatto opposizione, anzi, il Viminale però sì. E ora se la vede respinta. Salvini, furioso, tuona contro le toghe: «Dai giudici di Bologna altra sentenza a favore degli immigrati, nonostante il ricorso del mio ministero. Il prossimo governo - rincara, con una stoccata al ministro Alfonso Bonafede - dovrà fare una vera riforma della Giustizia, non viviamo in una repubblica giudiziaria».

Per i legali dell'associazione Avvocato di strada che ha seguito il caso, «il ministero dell'Interno riteneva di essere legittimato a proporre reclamo. Sosteneva inoltre di potersi sostituire al sindaco di Bologna, che aveva deciso di non proporre reclamo ed aveva invece già iscritto all'anagrafe la signora richiedente asilo». Ma il collegio giudicante, precisa l'associazione, ha invece stabilito che il Viminale «non può proporre reclamo non essendosi presentato nella prima fase del giudizio».

Lo stop al ricorso per il sindaco dem di Bologna Virginio Merola - già protagonista negli ultimi giorni di una polemica con Salvini sullo sgombero di un centro sociale - è «un'ulteriore conferma della correttezza del mio operato quando ho deciso di applicare, con soddisfazione, la sentenza che mi ordinava di iscrivere i richiedenti asilo all'anagrafe. Andiamo avanti con la serenità di chi rispetta la legge e non si arrende alla propaganda».

Il decreto Salvini prevede che il permesso di soggiorno rilasciato a tutti i richiedenti asilo, pur valendo come documento di riconoscimento, non possa valere anche come documento per richiedere l'iscrizione anagrafica nei comuni, necessaria per accedere a molti servizi.

Diverse sentenze, di fronte ai ricorsi dei migranti, lo stanno smontando caso per caso, ma fonti del Viminale avevano già fatto sapere che decisioni di questo genere non indeboliscono la legge. Per intaccare la norma e modificarla servirebbe un pronunciamento della Corte Costituzionale.

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