Un milione di soldi pubblici per salvare il Festival di Roma

Un milione e 250mila euro sul festival di Veltroni. La notizia non fa in tempo a “uscire” dal ministero dello Sviluppo Economico che scoppiano le polemiche

Un milione di soldi pubblici per salvare il Festival di Roma

Un milione e 250mila euro sul festival di Veltroni. La notizia non fa in tempo a “uscire” dal ministero dello Sviluppo Economico che scoppiano le polemiche. E sì, perché la tanto attesa manna sul cielo di Roma capitale fa infuriare un po’ tutti. Addetti ai lavori e non. Il senso del contributo voluto dal dicastero di Dario Franceschini, di fatto, premia Roma come sede principale del mercato, il business street della pellicola dove si incontrano produttori e acquirenti, ignorando altre realtà ben più consolidate. Come, tanto per essere chiari, il Festival del Cinema di Venezia.

L’intervento economico sembra sia stato possibile grazie all’entrata dello stesso ministero nella Fondazione, anche se il vero motore di tutto quanto sarebbe stato l’Istituto Luce. Tutto ciò nonostante l’assenza di un direttore artistico, di una programmazione a medio termine, di un progetto regionale - comunale. Eppure qualcuno dibatte sul nome, sulla data da fissare, su novità da dare in pasto ai media. Sempre che la guerra pronta ad esplodere con gli altri festival non costringa i tesorieri pubblici a rivedere i conti. Roberto Ciccutto, presidente dell’Istituto Luce e direttore del mercato nelle ultime edizioni, d’altro canto, non poteva ottenere di più per la decima edizione della mostra cinematografica romana. Nell’incontro con ministro, governatore regionale e sindaco era presente anche l’assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli, e il presidente di Anica, l’associazione che riunisce i produttori e i distributori del cinema italiano, Riccardo Tozzi. Dure, manco a dirlo, le reazioni: “Se si trattasse di dare un finanziamento generale al settore cinematografico ben venga - spiega al Corriere Veneto Pierpaolo Baretta, parlamentare del Pd e sottosegretario al Ministero dell’Economia -. Un intervento rivolto esclusivamente a una sola realtà, quella romana, non sarebbe funzionale. Il festival per cui l’Italia è conosciuta nel mondo è quello di Venezia”.

“Riattivare sì il sistema Paese, ovvero puntare sulle cose che funzionano per rafforzarle, non far vivacchiare iniziative che altrimenti da sole non ce la farebbero” commenta Enrico Zanetti, sottosegretario alle Finanze. Risultato? “Maggiori possibilità di ottenere due insuccessi invece che non un solido successo” chiude. La questione è destinata a creare malumori di campanile difficili da placare. Del resto la guerra fredda fra i due festival esiste da quando è nato quello capitolino, “sgambetti” compresi come il trasferimento dell’allora direttore artistico Marco Muller da Venezia a Roma. Non a caso nel 2006 il sindaco Cacciari tuonò: “Se lo Stato dà i soldi alla capitale per la Festa del Cinema, metto mano alla pistola” disse. “La scelta di Roma e delle date, comunque dopo Venezia e Toronto, è imposta da un’esperienza di nove anni” ribatte Cicutto dell’Istituto Luce.

Secondo Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo Economico, non verrà erogato un solo euro al Festival del cinema di Roma, ma “verrà finanziato il mercato per far ripartire in Italia il prodotto cinematografico e il prodotto audiovisivo. Chi decide è l’industria e i produttori. E questi non parlano di Venezia”.

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