Minaccia Usa: "No ai giochi". Lo sport rema contro Trump

Troppe tensioni con Kim: le Olimpiadi in Corea del Sud sono a rischio. E la Vonn: «Se vinco niente Casa Bianca»

Minaccia Usa: "No ai giochi".  Lo sport rema contro Trump

New York - Nuovo strappo tra l'amministrazione Trump e il mondo dello sport. Nel giorno in cui l'ambasciatrice all'Onu Nikki Haley minaccia la diserzione degli Usa dalle Olimpiadi invernali in Corea del Sud a causa delle tensioni al di sopra del 38esimo parallelo, l'icona dello sci a stelle e strisce Lindsey Vonn afferma che gareggerà per rappresentare il suo popolo, ma non il suo presidente. Anche se, dopo l'esclusione della Russia per il caos doping, anche gli americani potrebbero non esserci, ma per tutt'altra ragione.

La partecipazione degli Usa «è una questione aperta», ha detto Haley a Fox News: tutto «dipende da quello che starà succedendo nel Paese a febbraio». «Nei colloqui che abbiamo - che si tratti di Gerusalemme o Corea del Nord - la domanda è, come possiamo proteggere i cittadini statunitensi nell'area?», ha aggiunto.

La città di Pyeongchang, dove si terrà la manifestazione dal 9 al 25 febbraio, si trova a circa 100 km dalla frontiera con il Nord. E il timore è che l'escalation delle tensioni - riesplose con il lancio del missile nordcoreano e le maxi-esercitazioni congiunte degli Usa con il Sud - possano mettere in pericolo la sicurezza degli atleti statunitensi. Un tweet della Casa Bianca assicura che gli Stati Uniti sono «impazienti di partecipare alle Olimpiadi» e che «la protezione degli americani è la nostra unica priorità». Anche se per il portavoce del Comitato Olimpico statunitense la posizione non è cambiata rispetto a quanto deciso a settembre, ossia gli Usa ci saranno.

Intanto è riesplosa la polemica tra Donald Trump e lo sport Usa. Dopo la «guerra» del tycoon con gli atleti dell'Nfl (la lega professionistica di football americano), che si sono rifiutati di cantare l'inno, è la sciatrice Lindsey Vonn a schierarsi contro il Commander in Chief. In un'intervista alla Cnn la campionessa ha sottolineato che ai Giochi spera «di rappresentare il popolo degli Stati Uniti d'America, non il presidente». «Prendo molto sul serio le Olimpiadi - ha continuato - so cosa significano e cosa rappresentano, cosa significa camminare sotto la nostra bandiera nella cerimonia di apertura».

«Voglio rappresentare degnamente il nostro Paese, non penso che al momento ci siano molte persone nel governo che lo fanno», ha detto ancora Vonn. La 33enne del Minnesota, che nel suo palmares conta un oro olimpico a Vancouver 2010, due ori iridati, quattro Coppe del Mondo generali e sedici di specialità, oltre ad essere dal gennaio 2015 la sciatrice che ha ottenuto il maggior numero di vittorie in Coppa del Mondo, ha chiarito che dopo i Giochi non accetterà un invito alla Casa Bianca. «Assolutamente no», ha risposto a chi le ha chiesto se ha intenzione di recarsi a Pennsylvania Avenue. «Ma devo vincere per essere invitata - ha continuato - Penso però che ogni membro del team americano sia invitato, quindi non andrò».

Proprio come ha fatto, prima di lei, la star dell'Nba Stephen Curry, rifiutando di recarsi a Pennsylvania Avenue con i Warriors di San Francisco, vincitori del campionato.

E quando Trump ha replicato che «andare alla Casa Bianca è un grande onore», in sua difesa è sceso in campo pure l'amico rivale dei Cavaliers Cleveland, LeBron James: «Andare alla Casa Bianca era un onore prima che arrivasse lei».

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