Dunque, prima i soldi, tanti, gli otto miliardi per l'energia. Poi le buone notizie sul fronte Covid, con la speranza di avviare «in pochi giorni» il rientro dalle misure di restrizione. E ancora, il viaggio a Mosca per tentare di mediare: è stato Putin a cercarlo, chissà, forse si può lavorare a un vertice con Zelenskyi. Insomma, Palazzo Chigi non è una beauty farm, il lavoro è tanto, Biden lo aspetta per la videoconferenza e gli strappi dei partiti lo innervosiscono alquanto, però, che sarà mai, Mario Draghi ci scherza su. «Avete visto che bravi ministri che ho? È un bellissimo governo». Infatti i provvedimenti passano all'unanimità. Si, ma adesso la maggioranza terrà? Deve tenere, spiega il premier. «Il mandato dell'esecutivo, creato dal presidente della Repubblica, è quello di affrontare certe emergenze e conseguire certi risultati», e cioè lotta alla pandemia e incasso dei miliardi europei del Recovery Fund. «Se c'è bisogno, massima disponibilità al dialogo. Ma dobbiamo tenere la barra dritta».
Il giorno dopo la sfuriata, quando ha detto che lui non stava lì a perdere tempo e a vedere il governo andare sotto in Parlamento, ora SuperMario appare ben saldo in sella, o almeno questa è l'impressione che vuole lasciare ai cittadini e alle forze politiche prima di lanciarsi nel gioco duro internazionale. Draghi magari potrà smussare qualche tono o provare a coinvolgere di più i leader. «Un cambio di metodo di consultazione è possibile. Noi intensificheremo i colloqui a partire dai prossimi giorni; confrontarsi e rispettarsi è molto importante e su questo non c'è mai stato dubbio né da parte dei ministri né da parte mia». Però, «bisogna chiedere anche all'altra parte» perché «tutto quello che è necessario e desiderabile per l'approvazione dei provvedimenti indispensabili e per raggiungere gli obiettivi del Pnrr, il governo e io stesso lo faremo». Un nuovo whatever it takes, e non pare proprio una dichiarazione di pace.
«Barra dritta» quindi, le forze politiche si contengano, basta con la propaganda elettorale. Del resto «vedo già regolarmente i leader, non è che devo fare uno sforzo per vederli ora, il colloquio personale è continuo: ieri, con il massimo rispetto, ho semplicemente voluto ricordare qual è il mio mandato» e adesso «conto sul Parlamento e sui partiti per ottenere i risultati, come abbiamo fatto fino adesso». Se chiami Draghi a Palazzo Chigi, sai quello che ti aspetti.
Lui si aspetta coesione, o quanto meno una riduzione della conflittualità. Dentro il Consiglio dei ministri non si sono troppi problemi, sono tutti d'accordo sui sei miliardi per frenare il caro bollette, gli incentivi per le energie alternative, l'aumento della produzione di gas italiano a prezzo calmierato, il miliardo per il settore auto, le modifiche al superbonus edilizio, i sostegni alle famiglie dei sanitari morti sul campo di Covid.
«Il nostro scopo - dice il premier - è sostenere l'economia in questa fase difficile. Il governo vuole aiutare i cittadini, le famiglie e le imprese, il tutto senza sforamenti di bilancio. Ora contiamo che i grandi produttori di energia condividano con il resto della popolazione i rincari». Come? «Ci stiamo pensando». Quanto al lavoro, «buone notizie, 650mila occupati in più, ma serve un nuovo sforzo». Ma su tutto il quadro economico incombe la crisi ucraina. Draghi nelle prossime ore volerà a Mosca. «L'incontro è stato chiesto da Putin. Bisogna tenere aperte le possibilità di dialogo, l'ambizione è portare tutti allo stesso tavolo». Lo zar Vladimir è disposto ad aumentare la fornitura di gas all'Italia, sperando forse di rompere il fronte occidentale. Draghi è prudente.
«Lo apprezzo, però l'offerta va considerata alla luce degli impegni e delle relazioni con gli alleati e degli effetti delle sanzioni». Sanzioni che «devono essere efficaci e sostenibili», quindi «non devono comprendere l'energia». Altrimenti siamo da capo.
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