«Lasciamo al professor Conte l'onore e l'onere di presentare i nomi che comporranno il governo».
Matteo Salvini alla fine di una lunga giornata prova a ricondurre la designazione della squadra di governo nell'alveo costituzionale e a restituire le sue naturali competenze al presidente del Consiglio. La partita, in effetti, è molto meno chiusa di quanto non sembrasse due giorni fa. Ci sono variabili a cascata, poltrone ancora ballerine e la necessità di trovare equilibri e contrappesi tra i due azionisti dell'esecutivo.
La giornata decisiva sarà quella di oggi. È stato, infatti, fissato un incontro a tre tra Luigi Di Maio, Matteo Salvini e Giuseppe Conte per definire la composizione della rosa da sottoporre al Capo dello Stato. L'obiettivo è fare presto, restare dentro il limite dei 12 ministeri con portafoglio e chiudere il passaggio parlamentare, incassando i due voti di fiducia, entro mercoledì prossimo.
Il nodo dei nodi resta quello dell'Economia. «Noi proponiamo, non imponiamo. Noi consigliamo, suggeriamo. Quando c'è il meglio a disposizione tu parti dal meglio e dal mio punto di vista e di tanti altri Savona è il meglio, è la garanzia che l'Italia possa tornare a sedersi ai tavoli europei da protagonista», dice Salvini. Una blindatura, una dichiarazione dai toni muscolari che dovrà però essere sposata in toto da Di Maio e dallo stesso Conte. Sarà lui che dovrà salire al Colle ribadendo che il suo nome non è negoziabile. Per il momento, dicono dalla Lega, non esiste un vero «piano B» visto che Giancarlo Giorgetti non intende accettare una eventuale designazione al ministero di Via XX Settembre. Un nome che circola è quello del professore di estrazione liberista Luigi Zingales, così come quello di Geminello Alvi, ma di conferme dai protagonisti della trattativa non ne arrivano.
C'è poi il nodo Infrastrutture. In base al patto iniziale dovrebbero andare alla Lega. Nelle ultime ore è spuntato il nome di Roberto Calderoli, oltre quello di Armando Siri. In corsa ci sono anche Marco Corsini, commissario alla Pedemontana e vice avvocato generale dello Stato. Per i Cinquestelle i nomi sono quelli di Laura Castelli e di Mauro Coltorti, docente universitario di Jesi, professore di geomorfologia ed esperto di cambiamenti climatici. Entrambi, però, sembrano propendere per posizioni troppo contrarie alle Grandi Opere.
Tutt'altro che chiusa è anche la questione Esteri. Il Quirinale gradirebbe nomi affidabili come l'ex ambasciatore Giampiero Massolo o come Enzo Moavero. La Lega preferirebbe il primo profilo, i Cinquestelle il secondo (il Carroccio però obietta che inserire un ex ministro del governo Monti non sarebbe il massimo). C'è poi la questione dell'accorpamento del ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro, entrambi sotto la responsabilità di Luigi Di Maio. Una concentrazione di potere che alcuni leghisti giudicano eccessiva.
Alla Giustizia dovrebbe andare il «Mister Wolf» dei Cinquestelle, il moderato Alfonso Bonafede. Giulia Bongiorno candidato naturale per il posto da Guardasigilli, non intende concorrere per non inciampare in conflitti di interesse con la sua attività professionale. Per la Difesa c'è Elisabetta Trenta, esperta e docente universitaria di sicurezza e intelligence.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.