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La minoranza Pd sfida Renzi: "Alzare la tassa di successione"

Dal Tfr in busta paga all'Iva sugli ebook: una pioggia di 4mila emendamenti si abbatte sulla legge di Stabilità. Anche il Pd rende la vita difficile a Renzi

La minoranza Pd sfida Renzi: "Alzare la tassa di successione"

L'Iva al 4% anche per gli ebook. Perché #unlibroèunlibro, come recita anche una campagna lanciata sui social. Rafforzare il bonus bebè per le famiglie meno abbienti. Garantire gli ecobonus al 65% per tutto il 2015 anche per gli interventi antisismici. E poi cancellare il taglio ai patronati, rivedere le norme sull’Irap per non penalizzare le pmi, stanziare più fondi per la non autosufficienza e la Sla. E ancora: local tax sempre più quotata tra le nuove misure in entrata. Come di consueto, sulla legge di Stabilità si abbette una "pioggia" di 4mila emendamenti che la commissione Bilancio della Camera inizierà a vagliare dalla prossima settimana.

Un po' a sorpresa, al primo posto in questo gioco a perdere tempo, si piazza il partito di Matteo Renzi. Con le 1.034 richieste di modifica depositate il Pd rischia di essere l'ostacolo maggiore alle ambizioni del premier. A questo braccio di ferro lesivo per il Paese non poteva non partecipare anche la minoranza del Pd. A margine di un’iniziativa di Sinistradem, Stefano Fassina ha fatto sapere che sono pronti "diversi" emendamenti che le minoranze piddine presenteranno la prossima settimana. Tra questi anche uno sull'innalzamento delle aliquote della tassa di successione. "Stiamo cercando di riequilibrare, ci facciamo carico delle promesse che il governo ha fatto sul Jobs Act e che poi non ha mantenuto, in particolare sulle risorse per gli ammortizzatori sociali", ha spiegato il ribelle dem sottolineando come occorre "dare alla legge delega sul lavoro le risorse che oggi non ci sono nella legge di stabilità per raggiungere gli obiettivi che il governo ha detto non indicando come".

Molte proposte di correzione, come preannunciato, si concentrano sui temi più "caldi" della manovra. Si spazia dalle tasse su Tfr e fondi pensione al pressing per aumentare i fondi per i nuovi ammortizzatori sociali. Tema quest’ultimo legato a doppio filo, anche nelle intenzioni del governo, alla realizzazione del Jobs act. Il provvedimento all’esame della commissione Lavoro sempre a Montecitorio, infatti, si intreccia anche "da calendario" con la legge di Stabilità e potrebbe rallentarne i lavori, visto che in caso si proceda come già stabilito, la commissione Bilancio dovrà dedicare tempo anche al vaglio degli emendamenti che saranno presentati alla delega lavoro. "Pende" sul calendario, però, la richiesta avanzata dalle minoranze del Pd, di votare prima la legge di Stabilità, proprio per dare certezza di risorse alla riforma del mercato del lavoro. "Per estendere tutele a chi non ne ha devi metterci le risorse ed è per questo che abbiamo chiesto di discutere prima la legge di stabilità e un minuto dopo il Jobs Act - ha spiegato Gianni Cuperlo - se nella riforma del lavoro ci sono obiettivi che richiedono risorse queste stanno nella legge di stabilità".

Sul fronte lavoro modifiche potrebbero arrivare anche sugli incentivi alle nuove assunzioni. Dopo la richiesta arrivata dalla commissione guidata da Cesare Damiano di concedere lo sconto solo a chi non ha licenziato in precedenza, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha assicurato che il confronto è aperto: "Questo è uno dei punti su cui vale la pena lavorare". Intanto arriva in commissione il primo emendamento del governo, quello preannunciato per ridurre il deficit di 4,5 miliardi come dagli accordi con la Ue, mentre il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, impegnato a Bruxelles con l’Ecofin, ha parlato di contatti "normali e costruttivi" con la nuova Commissione, che dovrà esaminare le manovre di tutti i Paesi membri. Vaglio slittato a fine mese, sottolinea il titolare di via XX Settembre, solo per "un fatto tecnico", e cioè dare tempo ai commissari appena insediati di studiare i dossier.

Nonostante il preannunciato tetto a 500 emendamenti segnalati, su cui poi si andrà effettivamente al voto, i deputati non hanno rinunciato a chiedere una miriade di modifiche. Dopo il Pd, il Movimento 5 Stelle ne ha presentati 643, Forza Italia 569, la Lega si è "limitata" a 373 mentre il Sel è arrivato a 266. Tanti anche gli emendamenti di Ncd (242), mentre Scelta Civica avanza 120 richieste, 108 da Fratelli d’Italia, 81 da Per l’Italia, una sessantina dalle minoranze linguistiche, un’altra sessantina dai socialisti, 30 dalle altre componenti del gruppo misto. Infine sono arrivati 53 emendamenti dalle varie commissioni coinvolte.

Ce ne sono abbastanza per far venire qualche mal di testa a Renzi.

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