«Chi c'è?». «Ci sono tutti, anche quelli spariti». L'abbraccio borrominiano di Sant'Ivo alla Sapienza non ce la fa a contenerli, i tanti che sono venuti per l'ultimo saluto a Paolo Bonaiuti. Attorno alla bara dello storico portavoce di Silvio Berlusconi si ricompone giusto per un'ora il vecchio centrodestra e il Cavaliere, che ha al fianco il fedelissimo Gianni Letta, si trova a pochi metri suoi ex delfini, alleati, poi allontanatisi, diventati quasi nemici come Angelino Alfano e Gianfranco Fini. E ancora Pierferdinando Casini, Denis Verdini...
Il clima di commozione fa miracoli e anche il giornalista-politico che non c'è più, ricordato come «uomo del dialogo e non dello scontro». Alfano incrocia Berlusconi alla fine della cerimonia, lo saluta, gli stringe la mano. L'altro gli appoggia la mano sul braccio quasi in un abbraccio, lo bacia sulle guance. «Mi fa piacere vederla, ma mi spiace che sia per questa occasione», dice l'ex leader di quell'Ncd che accolse Bonaiuti quando lasciò gli azzurri. Fini invece si è già defilato, c'è Verdini con la sua chioma bianca che saluta tutti. E poi Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi, Roberto Calderoli, Francesco Storace, Beatrice Lorenzin, il vicepresidente di Fi Antonio Tajani, che rimane in piedi in fondo alla chiesa.
A rendere omaggio al fiorentino doc, colto come pochi e non solo perché conosceva la «Divina Commedia» a memoria, sono venuti anche esponenti di sinistra, dall'ex premier Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo, a Ugo Sposetti e Luigi Zanda che di Bonaiuti ha ricordato «la lealtà». Spuntano altri volti, come quello di Silvio Sircana. Tanti giornalisti, da Bruno Vespa a Giovanni Floris, da Clemente Mimun a Gianmarco Chiocci, Maria Latella, Laura Laurenzi, anche l'editore Pippo Marra.
Sono tutti colleghi che l'hanno conosciuto al Giorno e poi al Messaggero, prima che s'innamorasse della politica e del Cav, a ricordarlo, e la moglie Daniela, in piedi a toccare la bara per tutta la cerimonia nel suo tailleur beige che sfida il lutto, sente gli oratori sottolineare che nella vita di Paolo «non sono mancate delusioni». Lui, però, testimoniano tutti, le affrontava con ironia e il solito «sorriso sornione», pronto a sdrammatizzare quando si scontrava con le crudeli incoerenze del mondo politico.
«Un gentiluomo», lo definisce Berlusconi che l'ha avuto al fianco per 18 anni anche come sottosegretario alla presidenza in tre suoi governi. Con forza, smentisce attriti personali e, anche dopo le sue dimissioni, una vera rottura. «A lui mi ha legato un rapporto di stima e amicizia, non ho mai avuto un rimprovero da fargli ed è stato molto utile per il mio ruolo di presidente del consiglio. La decisione di lasciare Forza Italia è stata totalmente sua e per me fu un grande dispiacere. Mi disse che non poteva collaborare con esponenti di Fi che avevano assunto posizioni che non condivideva. Ma dopo il suo ingresso in un'altra formazione politica non si è mai interrotto il nostro rapporto personale, di stima e amicizia, ci siamo sentiti periodicamente, fino al periodo della sua malattia, lunga e dolorosissima».
Sulla scrivania, Bonaiuti conservava una fotografia con Berlusconi e Margaret Thatcher e quando uscì l'ultima volta da Palazzo Grazioli 5 anni fa scrisse che sarebbe rimasto nel «centrodestra per una ricomposizione delle forze in direzione riformista e moderata».
Oggi sembra passato un secolo, non c'è più quel centrodestra, che ha riunito alcuni dei suoi campioni ai funerali romani del Portavoce per eccellenza, ma un altro cerca di costituirsi con equilibri ben diversi. Senza Alfano, senza Fini, senza Casini, senza Verdini, senza tanti altri. La messa è finita, i saluti pure. Berlusconi se ne va, scortato da Licia Ronzulli e Sestino Giacomoni.
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