«Un miracolo che il bimbo sia ancora vivo L'ospedale ha respinto l'appello del Papa»

Il vescovo di Carpi: «Assurdo impedire le cure a questo piccolo guerriero»

Serena Sartini

Roma Un ruolo decisivo, tenuto spesso sotto traccia, ma di fine mediatore tra il Vaticano e Liverpool. È quello svolto dal vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che sta tenendo i rapporti tra la famiglia Evans e la segreteria di Stato vaticana, e del Papa. È grazie al vescovo emiliano se Thomas Evans, il papà di Alfie, è riuscito nel giro di poche ore ad essere ricevuto in udienza dal Pontefice. «Una visita commovente quella del 18 aprile racconta il vescovo - il papà era tremante davanti a Papa Francesco. La partecipazione del Pontefice e la condivisione di quel momento hanno sciolto i genitori di Alfie». «Ho telefonato in Vaticano e nel giro di 20 minuti mi è stato detto che il Papa avrebbe ricevuto me e Thomas Evans il giorno dopo, alle 9 del mattino. Superando le enormi difficoltà politiche e logistiche».

Il piccolo di 23 mesi affetto da una malattia neurodegenerativa viene definito dal vescovo di Carpi «un piccolo guerriero che vuole vivere». Il presule si era interessato da subito alla vicenda e aveva chiesto preghiere per il piccolo nella veglia di Pasqua. Per questo è stato contattato da Liverpool per fare da mediatore con il Pontefice.

«La cosa assolutamente incomprensibile prosegue monsignor Cavina è la non volontà di offrire una possibilità diversa ad Alfie. Una decisione che va contro ogni logica umana, di razionalità e di buon senso».

Insomma, un'occasione persa per l'ospedale di Liverpool per far sì che i genitori potessero tentare il tutto per tutto. «La presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, si è recata a Liverpool per esprimere da un punto di vista quasi fisico la volontà della Santa Sede e del Pontefice che i genitori di Alfie possano avere la libertà di portare il loro bambino dove ritengono sia necessario per le sue cure», ha spiegato Cavina, secondo cui da parte dell'ospedale britannico c'è «una ostinazione anti-curativa che si pone all'opposto delle cure palliative: il bambino doveva morire poco tempo dopo dal distacco del ventilatore e invece continua a respirare e a vivere. I medici domanda il presule come spiegano questo fatto? E soprattutto: cosa stanno facendo per garantirgli di continuare a vivere?».

Infine l'appello a creare una rete di preghiera.

«Se Alfie è ancora vivo, anche dopo che i medici hanno staccato il respiratore, siamo di fronte a un miracolo frutto dell'intercessione della preghiera cui tantissimi si sono rivolti, in modo privato o insieme nelle parrocchie e nelle diverse realtà ecclesiali».

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