Il miracolo al contrario che fa paura in Europa: resuscitare la destra xenofoba in Germania

L'errore madornale della Cancelliera Merkel. Mai toccare le certezze del ceto medio-basso: un milione d'immigrati l'hanno fatto

Il miracolo al contrario che fa paura in Europa: resuscitare la destra xenofoba in Germania

Adesso in Europa sono in molti ad affannarsi a ricordare che quello del Mecklemburgo-Pomerania era solo un voto amministrativo. A partire dal nostro premier Matteo Renzi, che tanto - forse troppo - ha costruito delle sue fortune politiche su un 40 per cento di consensi ottenuto dal suo partito in quello che, se tanto ci dà tanto, era «solo un voto europeo». Tentare di sminuire il peso dell'inequivocabile messaggio inviato alla Cancelliera tedesca dagli elettori del Land «più povero e marginale della Germania» è però un esercizio inutile: il messaggio, o meglio la bruciante batosta, rimane (anche perché quella regione è la sua). E la sua causa, ovvero il disagio sociale e l'ansia per il futuro determinati dall'apertura delle frontiere a oltre un milione di profughi mediorientali in larga maggioranza musulmani, è palese e innegabile.

Sono tante le riflessioni che il voto regionale di domenica suggerisce, ma una sembra giganteggiare sulle altre. L'incredibile errore di valutazione commesso da Angela Merkel rispetto al sentimento popolare sul tema dell'immigrazione di massa da un mondo completamente diverso da quello tedesco ha prodotto un effetto che per decenni era stato impossibile ottenere: far uscire dai più bui sottoscala della storia del suo Paese quel sentimento xenofobo e razzista che l'aveva reso protagonista delle peggiori pagine della storia del Novecento. Se oggi in Germania prende il volo un partito di destra estrema xenofoba che strizza l'occhio ai neonazisti, la colpa è solo sua.

Intendiamoci, non stiamo riprendendo la vecchia solfa dei tedeschi incorreggibili nazisti anche dopo la fine del Terzo Reich. Se c'è un popolo pacifico, tollerante e non nostalgico della sua passata storia nazionalista e militarista quello è il popolo tedesco. I tedeschi di oggi somigliano ben poco a quelli che liberamente elessero Hitler come Führer nel 1933. Non sono più - parliamo della loro larga maggioranza, naturalmente, perché nelle minoranze si trova di tutto e non solo in Germania - nazionalisti, semmai sono patrioti nel senso che ben descrisse lo scrittore francese Romain Gary («il patriottismo è l'amore per i nostri, il nazionalismo è l'odio per gli altri»): non vogliono più invadere la Polonia, semmai stracciarla con la loro nazionale di calcio, per la quale smaniano e dove peraltro abbondano gli immigrati con la pelle scura e i tedeschi etnici non per caso portano nomi di battesimo quasi sempre stranieri tipo Mario, Oliver, Boris e simili.

Su una cosa però non sono cambiati e non transigono: la loro etica del lavoro e della responsabilità, in virtù della quale sono la potenza che sono e in conseguenza della quale si sentono autorizzati a vivere un complesso di superiorità nei confronti degli altri popoli che talora sconfina nell'arroganza. Soprattutto sono orgogliosi del benessere che si sono costruiti e del Paese ordinato e ben funzionante in cui vivono.

Ed è qui che la Merkel ha fatto l'errore della sua vita. Ai tedeschi puoi togliere tutto tranne queste certezze. Lei invece lo ha fatto. Ha creduto di poter inserire quasi senza preavviso e sulla base di considerazioni non razionali ma «buoniste» nel tessuto sociale del suo Paese un numero esagerato di immigrati mediorientali. A chiunque esprimesse perplessità ha risposto con la retorica del dovere della solidarietà e ha ripetuto lo slogan «ce la faremo». Poi sono arrivati gli stupri delle ragazze tedesche, gli attentati di matrice islamica, le difficoltà sociali specialmente nelle realtà meno floride del Paese più ricco d'Europa.

E a ogni suo cocciuto «ce la faremo» cresceva lo smarrimento di un ceto medio e basso (che in Germania tanto basso non è, per questo tutti vogliono andarci) che si sentiva tradito dalla donna politica che era stata per tre legislature la perfetta interprete del loro sentire. Ed eccoci serviti: xenofobia sdoganata e al decollo politico proprio nel Paese dove fa più paura che questo avvenga. No, i tedeschi non stanno ridiventando nazisti. È «mamma Angela» che non li capisce più.

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