D i lui resta una bicicletta grigia ritrovata vicino alla stazione di Mirandola, la città di Pico, in provincia di Modena. Probabilmente la sua, ma la certezza non c'è, visto che quella bici da bambino è stata avvistata in tanti luoghi del Modenese, in queste ore. Sono tre giorni che di Mohammed Zubair, undici anni di origine pachistana, non si hanno notizie. La zia Sabia venerdì pomeriggio è tornata in casa e non l'ha trovato. Ci ha messo un po' prima di preoccuparsi, poi è andata ai giardinetti dove Mohammed giocava quasi ogni giorno e in ogni luogo in cui il minore avrebbe potuto trovarsi e anche in molti in cui mai sarebbe andato. Ma invano.
Mohammed non si trova e un intero quartiere di Modena trattiene il fiato. Anche la comunità pachistana la cui diffidenza peraltro non aiuta le ricerche. Lo dicono le statistiche rese note da Telefono Azzurro proprio qualche giorno fa, il 25 maggio, in occasione della giornata del bambino scomparso: nel 2017 sono stati 177 in Italia i piccoli spariti nel nulla e di essi soltanto trenta sono poi stati ritrovati. Gli altri risucchiati in qualche tipo di inferno a noi sconosciuto, quando non uccisi.
Mohammed potrebbe essersi allontanato di sua volontà, dopo un litigio che peraltro zia Sobia minimizza. Secondo lei Mohammed era un undicenne tranquillo e andarsene di casa non sarebbe stato da lui. Anche la bicicletta trovata vicino alla stazione potrebbe far pensare che si sia allontanato a bordo di un treno. Ipotesi. Illazioni. Angosce. Malgrado le cinquanta persone tra poliziotti, carabinieri, vigili e volontari della protezione civili sguinzagliati alla sua ricerca, malgrado la foto del ragazzino diffusa ovunque, malgrado la sua descrizione (pantaloni neri, camicia nera, zainetto blu), malgrado le varie segnalazioni giunte al numero verde istituito ad hoc (059622760) trovare un ragazzino senza telefono è sempre un'avventura. Sono più i posti dove potrebbe essersi nascosto o essere rinchiuso di quanti se ne possano umanamente esplorare.
Sabato Mohammed avrebbe dovuto partecipare alla recita scolastica della sua classe, la IV E. La recita c'è stata lo stesso, nessuno ha avuto voglia di cancellarla, ma nessuno al contempo ha avuto voglia di sorridere. Tutti con il viso tirato a temere per la sorte di quel bambino dalla faccia seria nella foto scattata con lo smartphone, arrivato in Italia a due anni dagli zii «italiani» per alleviare mamma e papà dal compito improbo di sfamare anche lui. «Era il nostro terzo figlio maschio», dice ora la zia.
Nessuno naturalmente spera che Mohammed allunghi la Spoon River visionaria e in stampatello dei bambini inghiottiti nello spazio e nel tempo. Come Angela Celentano, evaporata un giorno dell'agosto 1996 all'ora di pranzo durante una gita sul monte Faito, in Campania, a cui partecipava con a famiglia e con la comunità religiosa di Vico Equense. Giorni e settimane di ricerca e nessun risultato. Angela oggi avrebbe 25 anni e ogni tanto qualcuna dice di essere lei, oppure di averla vista ma per i genitori finora è sempre stato il sale dell'illusione sulla ferita della disperazione. Come Denise Pipitone, evaporata come un rimorso il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo, nella Sicilia Occidentale, mentre giocava in cortile con il cuginetto. Aveva nemmeno quattro anni e ora sarebbe quasi maggiorenne. La mamma Pietra Maggio non si è ancora rassegnata: qualche mese fa una foto di una ragazza molto somigliante a quella «invecchiata» dal computer di Denise ha ravvivato il giallo ma non ha modificato il colore.
Dramma doppio quello di Francesco e Salvatore Pappalardi, Ciccio e Tore, due fratelli di 13 e 11 anni scomparsi nel giugno 2006 da Gravina di Puglia e
ritrovati sul fondo di un pozzo lì vicino inscheletriti nel febbraio del 2008. Forse uno era caduto e l'altro ha cercato di salvarlo. Ma forse è stato un orco, come nelle favole, quelle in cui nessuno vive felice o contento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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