Coronavirus

Moderna richiede l'ok. "Il vaccino è efficace al 100% sui casi severi"

Se Fda e Ema daranno il via libera la biotech pronta a distribuire 20 milioni di dosi in Usa

Moderna richiede l'ok. "Il vaccino è efficace al 100% sui casi severi"

Un antidoto in grado di imporre finalmente un'inversione di tendenza definitiva alla pandemia. È la soluzione che tutto il mondo aspetta e ora con l'annuncio di Moderna sembra più vicina.

«Crediamo che il nostro vaccino fornirà un nuovo e potente strumento in grado di cambiare il corso di questa pandemia e di aiutare a prevenire malattie gravi, ospedalizzazioni e morti», a dirlo è Stephane Bancel, amministratore delegato della biotech americana che ieri ha avanzato la richiesta di autorizzazione «in emergenza» alle autorità Usa e l'approvazione condizionale dell'Agenzia europea per i medicinali, Ema, per il loro vaccino.

Non solo. Moderna ha reso pubblica l'analisi primaria di efficacia dello studio di Fase 3 COVE, che, assicura Bancel, ha confermato «la capacità del nostro vaccino di prevenire la malattia Covid19 con un'efficacia del 94,1 per cento e, soprattutto, la capacità di prevenire la malattia Covid19 grave».

La Food and Drug Administration ha convocato la commissione per i vaccini il 17 dicembre. E se ci fosse il via libera Moderna sarebbe pronta alla distribuzione in tempi strettissimi, entro il 21 dicembre, con una iniziale disponibilità di 20 milioni di dosi, tutte destinate agli Usa.

Il vaccino mRNA-1273 nello studio di Fase 3 che ha coinvolto circa 30mila partecipanti su 196 casi dei quali 30 severi avrebbe rivelato un'efficacia pari al 100 per cento specificamente sui pazienti più gravi di malattia da Sars Cov2

L'endpoint primario dello studio COVE di fase 3 si basa sull'analisi dei casi Ccovid19 diagnosticati e confermati a partire da due settimane dopo la somministrazione della seconda dose di vaccino. L'efficacia del vaccino è stata dimostrata alla prima analisi ad interim su un totale di 95 casi.

Ad oggi, nello studio si è verificato un decesso correlato alla malattia da coronavirus che si è verificato nel gruppo placebo, quindi non correlato alla somministrazione del vaccino. L'efficacia è coerente per età, razza, etnia e dati demografici di genere. I 196 casi includevano 33 adulti di età superiore a 65 anni e 42 partecipanti che si identificavano come appartenenti a comunità diverse (29 ispanici o Latini, 6 afroamericani, 4 asiatici americani e 3 partecipanti multirazziali). I dati sulla sicurezza sono sottoposti a continua revisione e a oggi non si sono verificati gravi effetti collaterali. Tra le reazioni quelle più comuni a tutti i vaccini: dolore al sito di iniezione, affaticamento, mialgia, artralgia, mal di testa ed eritema, arrossamento al sito di iniezione. Moderna presenterà i risultati dello studio COVE a una pubblicazione scientifica peer-reviewed.

Ottimista il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma. «Tutto lascia pensare che tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio potremmo avere due vaccini (Pfizer e Moderna) autorizzati per l'uso in emergenza su entrambe le sponde dell'Atlantico». L'infettivologo però avverte: «una cosa è il vaccino e l'altra è la vaccinazione, una sfida organizzativa e logistica alla quale dobbiamo farci trovare preparati. Ci vorranno mesi, nella migliore delle ipotesi, per vaccinare l'intera popolazione del mondo.

Ottimisti quindi, ma coi piedi ben piantati per terra: non siamo ancora, come si dice negli Usa, fuori dal bosco».

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