
Silenzio dell'Università per stranieri di Siena. Silenzio del suo rettore Tomaso Montanari.
Evidentemente, pensano di non avere niente da spiegare sulla scelta di conferire la "laurea honoris causa in Scienze linguistiche e comunicazione interculturale a Suad Amiry. Evidentemente, la scrittrice di Ramallah, nata a Damasco, per Montanari e compagni è un esempio di una "narrazione" che porta alla pace.
Eppure, molti sollevano dubbi e perplessità su questa scelta, raccontata ieri dal Giornale. Forti dubbi sulla figura destinataria di questo riconoscimento, che vorrebbe essere prestigioso. E forti dubbi anche per la data fissata per la cerimonia: il 6 ottobre, vigilia del secondo anniversario dei massacri perpetrati da Hamas in Israele.
Qualcuno reagisce indignato. "Vergognoso che possa avere questo spazio ed essere premiata" commenta per esempio Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano.
Sì, perché la scrittrice palestinese - architetto come formazione, ma nota soprattutto per i suoi libri sul Medio oriente - ha dichiarato cose a dir poco controverse, o discutibili, su quel 7 ottobre. In particolare in un'intervista rilasciata il 7 novembre 2023 a "Fanpage", il giornale on line e di sinistra, non è riuscita a proferire, sugli islamisti, parole che si avvicinassero a una riprovazione: "Non si sente di condannarli" recita infatti il "catenaccio" che sintetizza del colloquio. Anzi, ai miliziani l'intellettuale araba ha riconosciuto "il grande merito di riportare la causa palestinese al centro dell'attenzione mondiale". E pensare che "Fanpage" ha presentato Amiry come una moderata.
"Se non credi nella libertà, nella democrazia e nella vita non sei un moderato" commenta Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica. "Se riconosci meriti a un atto di violenza non sei non-violento", aggiunge Romano, che vede un "ribaltamento semantico" in tutta la narrazione della crisi. E infatti cita lo slogan totalitario di "1984" di George Orwell "La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza". "Mi colpisce molto l'indisponibilità a riconoscere Israele" conclude.
La decisione di Montanari e della sua Università non è sfuggita al capogruppo al Senato di Fdi Lucio Malan. "Charlie Kirk parlava spesso di college scam, e anche in questo non aveva torto" commenta, riferendosi a uno dei saggi dell'attivista americano ucciso in un campus dello Utah poco meno di venti giorni fa.
Sicuramente non è sospettabile di essere un predicatore "Maga" il professore Ugo Volli, semiologo, già critico letterario di importanti giornali di sinistra, considerato tra gli eredi di Umberto Eco. "Di questa vicenda penso tutto il male possibile - riflette - Ma qui c'è anche un problema generale. Siamo di fronte - spiega - a un nuovo tradimento degli intellettuali, per citare il celebre saggio di Julien Benda. Il problema è il pensiero dominante nelle università. Pensiamo al rettore di Palermo che non ha mai rimproverato il suo professore che voleva togliere l'amicizia a tutti gli ebrei. Pensiamo anche alla linea del rettore di Pisa dopo l'aggressione al suo docente, pensiamo al rettore di Torino, che ha licenziato un docente colpevole di aver detto, avendo fatto la leva nell'Idf, che l'esercito di Israele è pulito".
"La maggior parte dei rettori e dei docenti - dice Volli - appoggia in maniera sconsiderata questo clima non tanto per odio verso Israele, ma per odio verso la libertà, l'Occidente e la democrazia. Ci sono pulsioni forti di questo tipo negli intellettuali e c'è una deriva, che ha contagiato la sinistra".