Monti-Visco, riecco il partito delle tasse

Il senatore si vanta della patrimoniale. L'ex ministro ancora ascoltato a sinistra

Monti-Visco, riecco il partito delle tasse

Roma «Perché si evade? Quanto si evade? Chi evade? Perché il problema sembra insolubile in Italia?». Chi meglio dell'accoppiata Vincenzo Visco, detto Dracula, e Mario Monti, premier che ha introdotto la più grande stangata fiscale sul mattone della storia repubblicana, può rispondere a un quesito così attuale? Ieri, nell'ambito di Bookcity, fiera del libro di Milano, si è tenuto un incontro intitolato «Evasione fiscale: un problema irrisolvibile per l'Italia?».

Leggermente sbilanciato il panel, visto che era composto da due politici amati pochissimo dai contribuenti e da chiunque pensi che il fisco non sia un'arma per fare giustizia sociale.

Mario Monti, ha spiegato che non gli piacciono molto le tasse, ma ha spiegato che spesso sono gli italiani a mettere le mani in tasca allo Stato e non viceversa. Peccato che il suo governo si sia distinto per una politica economica a senso unico. Un aumento delle tasse sulla casa da 25 miliardi all'anno, compresa la prima, che ha messo in ginocchio un'intera filiera nonché i bilanci delle famiglie, e zero tagli alla spesa pubblica. Se c'erano italiani che mettevano le mani in tasca allo Stato prima del governo Monti, insomma, hanno continuato a farlo anche dopo. A spese di chi possiede una casa.

D'altro canto non è vero che a Monti non piacciono le tasse. Lo diceva quando era premier, ma poi si è vantato di avere introdotto la prima patrimoniale della storia italiana e poi ha proposto ai partiti della sinistra di insistere su questa strada introducendone un'altra, ricorrente. Fino a esaurimento scorte del contribuente, insomma.

Una sintonia ormai consolidata con la sinistra della sinistra quella di Monti, che infatti ieri era a fianco di Vincenzo Visco. Potentissimo ispiratore delle politiche fiscali di tutte le incarnazioni del Pci, oggi vicino a Mdp. Entrambi scaricati da Matteo Renzi, oggi tornano in auge e fanno filtrare le loro proposte. Compreso qualche emendamento alla legge di Bilancio, spiegava nei giorni scorsi una fonte parlamentare.

Riemersi grazie al clima politico di incertezza e sull'onda del ritorno della sinistra-sinistra. Non in termini di consenso, ma come voce ascoltata perché i numeri della maggioranza sono risicati e c'è bisogno di mettere a posto i conti prima della fine della legislatura. Poco tempo fa volano stracci tra Monti e Renzi. Il segretario Pd definiva Dracula l'ex premier, e lui rispondeva con un «mi fa pena». Visco ha criticato tutte le misure del governo di centrosinistra, comprese quelle anti evasione.

Sfoghi di politici fuori dai giochi? No. A sinistra il partito delle tasse è ancora maggioritario. Mdp è per rafforzare la patrimoniale. Laura Boldrini ne fa un punto d'onore. Se Renzi dovrà pagare pegno per un alleanza con la sinistra, sia prima sia dopo le elezioni, lo farà reintroducendo l'Imu e Tasi sulla prima casa che lui aveva abolito dopo la mazzata di Monti.

Magari in versione progressiva per dargli quella veste sociale che nella storia italiana ha giustificato tutte le tappe del lento declino che ci ha reso un paese poco competitivo e inospitale per i contribuenti. Soprattutto per quelli che le tasse le pagano per intero.

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